La gestione separata Inps nasce nel 1995 a seguito della riforma Dini. Da allora il fondo ha raccolto moltissimi iscritti stante anche la sempre maggiore precarizzazione del lavoro in Italia. Non tutti i lavoratori precari, però, sono tenuti a iscriversi e quindi a versare i contributi.

Nella gestione separata sono così confluite tutte quelle categorie di lavoratori che fino ad allora non trovavano adeguata collocazione e copertura previdenziale. Quindi, lavoratori autonomi, liberi professionisti, lavoratori occasionali, collaboratori coordinati e continuativi, a progetto, ecc.

Gestione separata e limiti di reddito

In linea di massima, l’iscrizione presso la gestione separata Inps dei suddetti soggetti è strettamente connessa con la qualificazione fiscale dei redditi che essi percepiscono.

Per legge, i lavoratori autonomi occasionali, superata una soglia di reddito annuale, sono tenuti all’iscrizione alla gestione separata e al versamento dei contributi. Detta soglia è stata determinata in 5.000 euro all’anno.

Se i lavoratori autonomi occasionali hanno più datori di lavoro devono comunicare tempestivamente ai committenti il superamento della soglia di esenzione. E, solo per la prima volta, iscriversi alla gestione separata. Se la soglia fosse superata con più compensi nello stesso mese, ciascun committente concorrerà in misura proporzionale, in base al rapporto fra il suo compenso e il totale delle erogazioni del mese.

Le aliquote contributive

Ai lavoratori autonomi occasionali si applicano le stesse regole di iscrizione, ripartizione del contributo, versamento e denuncia previste per i collaboratori coordinati e continuativi.

Per l’anno 2021, l’aliquota contributiva previdenziale applicabile agli assicurati professionisti “senza cassa“, è fissata al 25,72%. Invece, l’aliquota contributiva previdenziale dovuta da parte dei lavoratori parasubordinati è del 34,23%.

L’onere contributivo per gli iscritti alla gestione separata non è sempre totalmente a carico del lavoratore. In alcuni casi anche in parte a carico del datore di lavoro. Per quanto concerne i collaboratori, tale aliquota deve essere versata interamente dal committente (sia la parte a carico del lavoratore che quella a carico del datore).

Per i liberi professionisti senza cassa, il contributo è a carico del lavoratore per intero.

I professionisti senza cassa con meno di 5.000 euro

Di recente è stato confermato che anche i professionisti senza cassa previdenziale e con reddito inferiore a 5.000 euro non sono tenuti a versare contributi all’Inps. In altre parole non debbono iscriversi alla gestione separata.

L’Inps ha sempre ribadito che, a prescindere dal reddito, i professionisti dovevano iscriversi alla gestione separata, ma ultimamente la Corte di Cassazione ha confermato il principio della soglia di esenzione fino a 5.000 euro anche per loro.

Con sentenza numero 7227 del 15 marzo 2021, i supremi giudici hanno accolto la tesi della difesa di una avvocatessa non iscritta alla Cassa Forense in quanto priva del reddito minimo richiesto. La decisione fa scuola e conferma che il limite dei 5.000 euro vale per tutti i lavoratori.

Facendo un esempio, si può sostenere che un architetto, non iscritto all’Albo, se per un anno percepisce solo compensi occasionali relativi alla sua prestazione, fino a 5.000 euro, non debba iscriversi alla gestione separata Inps.

Viceversa, l’iscrizione alla relativa cassa professionale di per sé rappresenta che il lavoro svolto sia riconducibile all’esercizio di un’attività professionale abituale. E che tale abitualità dell’esercizio professionale comporti di conseguenza il versamento dei contributi previdenziali previsti.