Tempi duri anche per i geometri per andare in pensione. Dal 2022 cambiano le regole per l’accesso alla rendita della cassa pensionistica dedicata con importanti novità per chi decidesse di lasciare prima il lavoro.

Sparisce infatti la pensione di anzianità. Il trattamento pensionistico che regolava l’uscita dal lavoro dei geometri a 60 anni con 40 di contributi è stato soppresso. Si può comunque andare in pensione ancora a 60 anni, ma con forte penalizzazione.

Geometri in pensione a 67 anni con forte penalità

La Cassa geometri ha infatti abolito la pensione di anzianità che si basava sostanzialmente sul possesso di un requisito anagrafico di 60 anni e uno contributivo di almeno 40.

Il trattamento previdenziale era rimasto escluso dalla riforma Fornero nel 2012.

A distanza di dieci anni, però, la precaria tenuta dei conti della Cassa geometri ha richiesto un intervento radicale a partire dal 1 gennaio 2022. Sparisce quindi la pensione di anzianità a favore degli iscritti all’ordine professionale.

Chi ha presentato domanda di pensione in tempo avendo i requisiti, quindi, può ancora lasciare il lavoro con il vecchio sistema. Chi invece non ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021 dovrà rassegnarsi.

La pensione di vecchiaia

La soppressione della pensione di anzianità è stata tuttavia sostituita da quella di vecchiaia anticipata. In pratica si potrà ancora uscire a 60 anni, anziché a 67 come per la generalità dei lavoratori, ma con forte penalizzazione per ogni anno di anticipo.

A partire dai 60 anni e con almeno 40 anni di contributi si può richiedere la pensione, come avveniva per l’anzianità, ma con un taglio dell’assegno. La Cassa applica infatti una riduzione della rendita pari al 1% per ogni mese di anticipo rispetto ai 67 anni previsti per l’uscita ordinaria.

Si tratta per l’esattezza di una riduzione della quota calcolata con il sistema reddituale (cioè sulle anzianità maturate presso la Cassa sino al 2009).

L’importo della pensione così determinato non deve essere inferiore a quello risultante dall’applicazione del calcolo contributivo.

La riforma prevede in ogni caso che la pensione è liquidabile a condizione che l’importo a calcolo non risulti inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno sociale (468,10 euro al mese). Quindi non meno di 702,15 euro al mese per tredici mensilità.