I fondi pensione non sono la soluzione ideale alle future pensioni, sempre più basse. Spesso conviene lasciare i soldi in azienda, cioè destinarli al Tfr. E i motivi sono più di uno, ma per capirli è bene prima porsi una domanda. Perché sono nati i fondi pensione?

La risposta non è quella che siamo abituati a sentire, cioè che i fondi pensione sono nati per assicurare una integrazione alla rendita futura dei lavoratori. Bensì per salvare i bilanci disastrati delle banche di mezzo mondo.

La macchina infernale dei fondi pensione

Con la promessa di un futuro più roseo per i pensionati, i risparmi dei lavoratori finiscono nelle tasche di banche e assicurazioni che gestiscono i fondi pensione. Gli Stati, dal canto loro, incentivano questi flussi di denaro con sconti fiscali e campagne promozionali.

E così il gioco è fatto, al punto che oggi esistono centinaia di fondi pensione sparsi per tutto il mondo, ma molti con sedi legali in Paesi a fiscalità privilegiata. Ma questo pochissimi lo hanno capito e oggi parlare male dei fondi pensione è quasi una eresia.

Con questo non vogliamo dire che i fondi pensione sono sbagliati, ma semplicemente che non sono la soluzione ideale per farsi una pensione integrativa. I rischi che si corrono sono elevati perché si investe denaro sui mercati finanziari. E fin che le cose vanno bene, tutti felici e contenti. Ma se i mercati vanno in sofferenza iniziano i problemi.

La lezione della Gran Bretagna

Recentemente in Gran Bretagna la macchina dei fondi pensione si è inceppata. I bilanci traballanti di molti fondi sono stati puntellati dallo Stato per evitare l’esplosione di una bolla finanziaria con conseguenze devastanti a livello mondiale.

Nei Paesi anglosassoni i fondi pensione sono molto più diffusi che in Italia e da molto tempo. Poiché le rendite pubbliche sono più basse che da noi, i piani pensionistici proposti dai gestori sono avvezzi da rischi.

Cioè investono i soldi dei lavoratori in asset sensibili ai tassi di interesse.

Come riporta Milano Finanza, quando i tassi di interesse hanno toccato nuovi minimi dopo il 2008, i fondi pensione britannici hanno faticato a tenere il passo. Così un basso tasso di sconto ha aumentato il valore attuale delle passività a lungo termine dei fondi. Mentre i bassi tassi in tutta l’economia hanno ridotto i rendimenti degli investimenti. Il risultato è stato un baratro crescente di deficit pensionistici, poiché i calcoli attuariali avvertivano che i fondi non sarebbero mai stati in grado di far fronte ai loro obblighi futuri.

Da qui l’esplosione del deficit non appena i tassi d’interesse hanno ricominciato a salire e la richiesta da parte dei fondi pensione di sostenere i prezzi dei titoli di stato per evitare il patatrac lasciando milioni di lavoratori senza pensione integrativa.

Perché è meglio lasciare i soldi in azienda

Ma perché è meglio lasciare i soldi in azienda, cioè nel Tfr? Le ragioni sono sostanzialmente tre: la prima è che con i soldi dei lavoratori, l’azienda dispone di capitale aggiuntivo sul quale fare affidamento per investimenti e pagamenti. In questo senso, il lavoratore corre meno rischi di perdere il lavoro in caso di difficoltà economiche. Viceversa, destinando i soldi ai fondi pensione, viene meno questo supporto.

La seconda ragione è legata al fatto che i soldi destinati al Tfr sono al sicuro. In caso di fallimento dell’azienda, lo Stato garantisce il trattamento di fine rapporto al lavoratore. Viceversa, se dovesse fallire un fondo pensione, si perderebbe tutto.

La tersa ragione riguarda il rendimento. Il Tfr per anni, quando i tassi erano bassi, ha reso meno dei fondi pensione, ma oggi, con il ritorno dell’inflazione le parti si sono invertite.

Da gennaio a settembre, oltre 300 fondi aperti, hanno perso mediamente l’11,2% del proprio valore (dati Fida) a causa del crollo delle borse. Un tonfo che equivale a 8 anni di crescita pregressa.

Tfr battono fondi pensione

Così oggi si scopre che i Tfr sono tornati a battere i fondi pensione. In tempi di vacche magre, del resto, questo tipo di investimento rappresentava un porto sicuro ma rendeva poco. Ma adesso, col ritorno dell’inflazione, le cose sono cambiate.

Per legge, il Tfr in azienda si apprezza ogni anno del 1,5% fisso, più uno scarto del 75% dell’indice di inflazione Istat. Da inizio 2022 l’impennata dell’inflazione ha fatto lievitare la rivalutazione del Tfr mettendo a segno un rialzo stimato del 5,2% nei primo nove mesi dell’anno. Percentuale al netto delle imposte che sono al 17%, contro il 20% dei fondi pensione. Come rilevato anche dall’ultimo Global Pension Index 2022 di Mercer e Cfa. In questo momento, quindi, meglio tenersi stretto il Tfr ed evitare i fondi pensione.