Con Giorgia Meloni premier la riforma del Fisco italiano passerà sicuramente dall’introduzione della flat tax, suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale, su cui non ha mai indietreggiato. Un punto questo che, in realtà, ha sempre messo d’accordo tutto il centro destra. Rispetto all’idea di Salvini e Berlusconi, però, il nuovo sistema di tassazione pensato e annunciato dalla leader di Fratelli d’Italia è diverso.

Ma cosa cambia ora, dopo che le preferenze degli italiani sono state espresse?

Si va verso la flat tax: cosa prevede la riforma fiscale auspicata da Giorgia Meloni

Tra gli obiettivi auspicati da FdI in ambito fiscale, il programma elettorale di Giorgia Meloni prevede la riduzione della pressione fiscale su imprese e famiglie “attraverso una riforma all’insegna dell’equità”.

Da qui l’intenzione del suo partito di procedere con:

  • riforma dell’Irpef con progressiva introduzione del quoziente familiare;
  • estensione della flat tax per le partite Iva fino a 100mila euro di fatturato;
  • introduzione della flat tax sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti, con la prospettiva di un ulteriore ampliamento per famiglie e imprese;
  • progressiva eliminazione dell’Irap e razionalizzazione dei micro-tributi.

Cosa devono aspettarsi, quindi, le partite Iva? Lavorare alla riforma, probabilmente, vorrà dire anche tenere conto dei requisiti di accesso al regime forfettario, ma la flat tax – così come presentata dalla destra – prevede l’introduzione di una tassa fissa per tutti i liberi professionisti. L’unica discriminante, in questo caso, rimane il reddito: per cui si procederà essenzialmente con l’applicazione della stessa aliquota nei confronti di chi guadagna e dichiara meno di 100 mila euro annui.

Per i ricavi superiori a questa soglia limite, invece, la Meloni ha proposto una tassa progressiva per chi ha la partita iva in regime ordinario ma solo sui redditi in eccedenza rispetto a quelli dichiarati nell’anno precedente.

L’obiettivo, ha dichiarato, è incentivare il rientro dei capitali e rendere il Fisco italiano più “amico”. Promettendo uno sconto sulle tasse, si spera, i contribuenti dovrebbero essere meno propensi a evadere.

La Tassazione della Meloni non è la stessa di Salvini e Berlusconi

Come già accennato sopra, la flat tax è stata tirata più volte in ballo durante la campagna elettorale. E la destra si è detta sempre d’accordo sull’introduzione della stessa, anche se con modalità e termini diversi da partito a partito.

Giorgia Meloni, che ora ha ottenuto la maggioranza in Parlamento, ha sempre parlato di una tassa fissa per tutti i redditi non superiori a 100 mila euro. Questo vuol dire che chi guadagna 40 mila euro in un anno sarà considerato alla stessa stregua di chi ne guadagna il doppio. Sulla percentuale da applicare in fase di tassazione la leader FdI non si è mai sbilanciata apertamente. Il punto su cui è sempre stata chiara riguarda invece l’aliquota incrementale per i redditi più alti alla soglia stabilita.

Per Silvio Berlusconi, come lo stesso ha dichiarato in più occasioni, il governo dovrebbe procedere con l’introduzione di una flat tax al 23%, anche per le imprese. Salvini invece ha proposto un’aliquota fissa al 15%. Tuttavia, su come e fino a che punto gli alleati di Fratelli d’Italia influenzeranno la prossima riforma fiscale bisogna ancora capirlo.

La Lega, infatti, ha ottenuto meno del 10% al voto, così come Forza Italia: il Carroccio e il partito di Silvio Berlusconi hanno raggiunto rispettivamente l’8,9% e l’8% (crollando rispetto alle elezioni precedenti). Meloni invece da sola ha superato il 26%. L’ultima parola, dunque, potrebbe essere la sua.