Purtroppo tornare a lavoro dopo il coronavirus (per chi lo ha fatto) ha portato con sé delle conseguenze. Riceviamo diverse testimonianze di utenti che si sono visti negare la richiesta di ferie ad agosto: “non ti sei riposato abbastanza in quarantena?“. Questa, in sostanza, la spiegazione che si sentono dare dai datori di lavoro dopo la chiusura forzata per la pandemia. E ci scrivono per chiederci se questo atteggiamento è legittimo o costituisca un abuso. Riportiamo, a titolo di esempio, una lettera su tutte e poi cercheremo di fare chiarezza per capire se le ferie ad agosto sono un diritto oppure no.

Lavoro in call center: ferie negate ad agosto ma la cassa integrazione in quarantena non è stata riposante

“Gentile Redazione di InvestireOggi, vi scrivo perché leggo spesso i vostri articoli sulle tematiche di lavoro. Vi spiego la mia situazione che mi sta creando non poca rabbia e frustrazione: lavoro come team leader in un call center di recupero crediti; ad inizio anno avevo chiesto due settimane di ferie ad agosto (esattamente quella di ferragosto e quella successiva) perché sapevo che avrei avuto un matrimonio in Sicilia. Premetto che, negli anni passati, l’azienda nella settimana di ferragosto ha chiuso imponendo peraltro le ferie forzate. Ovviamente dopo la mia richiesta di ferie abbiamo fatto i conti con il lockdown causa Covid. Ad aprile ho fatto personalmente un mese di cassa integrazione. Per il resto ho sempre lavorato da remoto. Oggi sono tornata in azienda per due giorni a settimana e, nei tre giorni restanti, lavoro in modalità smart working. Delle mie ferie non si è più parlato e per me restavano in essere anche se il matrimonio è stato cancellato a causa del Coronavirus perché comunque avevo pagato i voli e l’hotel. Ebbene ieri, dinanzi al mio “promemoria” mi sento negare la richiesta di ferie dal mio capo che mi ha chiaramente detto che abbiamo già riposato a marzo e aprile e che quest’estate c’è troppo lavoro arretrato. Non ho capito se e quando potrò recuperare le ferie negate ma lo trovo assurdo. A marzo e aprile non ho riposato: il primo dei due mesi ho lavorato da casa, mentre gestivo i compiti di mio figlio a distanza e facevo i conti con attacchi di panico per la pandemia; ad aprile ero in cig non certo in ferie. Ho diritto a pretendere che siano confermate?”

 

Ferie negate per esigenze aziendali: chi ha ragione

Il Coronavirus ha introdotto nuove problematiche anche relativamente alle ferie (molti utenti ci avevano scritto perché durante la quarantena gli era stato chiesto di prendere le ferie forzate).

Di fatto però alcuni principi restano validi indipendentemente dallo stato di emergenza: le ferie sono un diritto e peraltro irrinunciabile e né i periodo di malattia né quelli di cassa integrazione possono essere considerati dei sostituti anche se il dipendente di fatto è assente dal luogo di lavoro.
Tuttavia ci sono dei principi normativi confermati anche dalla giurisprudenza che limitano la libertà del lavoratore nella scelta del periodo di ferie.

 

Il primo riferimento legislativo è all’articolo 2109 cod.civ. che attribuisce al datore di lavoro la discrezionalità di determinare il periodo di godimento delle ferie in virtù si delle esigenze dei dipendenti ma anche di quelle dell’organizzazione aziendale (così anche Cass. Civ. Sez. Lav. 26 luglio 2013, n. 18166). Nel dispositivo appena citato si stabilisce espressamente che: “l’esatta determinazione del periodo feriale, presupponendo una valutazione comparativa di diverse esigenze, spetta unicamente al datore di lavoro, nell’esercizio del generale potere organizzativo e direttivo dell’impresa…”. Eventuali ferie non godute ad agosto vanno comunque recuperate entro la scadenza: questo è un diritto del lavoratore.

 

 

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