L’età pensionabile potrebbe spostarsi a 73 anni per chi oggi ne deve ancora compiere 40. Non è un annuncio allarmistico ma un dato che emerge dalla realtà dei fatti. La generazione dei giovani nati dal 1980 in poi, infatti, è stata investita in pieno dalle ultime riforme previdenziali, dalla Legge Dini alla riforma Fornero, con il risultato di vedere i requisiti per il pensionamento irrigidirsi in modo pesante soprattutto a causa del sistema di calcolo contributivo.

A che età si dovrebbe iniziare a pensare alla pensione?

Pensione under 40: tre strade per smettere di lavorare

I giovani under 40 non sempre hanno consapevolezza delle possibilità legate al pensionamento.

Ad oggi, per la generazione post 1980, tre sono le vie per la pensione con sistema interamente contributivo.

La prima, la più battuta, prevede per la pensione di vecchiaia almeno 20 anni di contributi e un’età minima che, per la generazione del 1980 (tenuto conto degli adeguamenti alla speranza di vita) dovrebbe sfiorare i 70 anni.

Pensione futura: ecco chi rischia di lavorare anche oltre i 70 anni

Chi non raggiunge questi requisiti minimi di contributi, perché magari ha avuto una carriera discontinua e stipendio basso potrà andare in pensione solo a 73 anni e 5 mesi.

Per evitarlo la terza via è quella della pensione anticipata: se si hanno alle spalle almeno 20 anni di contributi e l’importo maturato corrisponde  a non meno di 2,8 volte l’assegno sociale (pari oggi a 1.050 euro netti).

E’ evidente che in questo modo paradossalmente finisce per essere avvantaggiato chi ha uno stipendio alto o un lavoro a tempo indeterminato fin da subito. Ecco, perché, gli sforzi del governo si muovono anche verso possibili soluzioni per la pensione giovani, come la recente proposta di un assegno minimo di garanzia pari a 650 euro (per approfondimenti su questa proposta leggi qui).