Un nuovo importante passo è stato compiuto sul fronte lavoro: la ministra per la PA Fabiana Danone, deputata del Movimento 5 Stelle, ha firmato il decreto ministeriale sullo smart working che attua le norme del decreto Rilancio, alla luce di quanto stabilito dai Dpcm del 13 e del 18 ottobre. Il decreto smart working, che nasce per prevenire e contrastare prima di tutto la diffusione del Covid, si pone come obiettivo quello di riorganizzare il lavoro agile, garantendo in qualche modo continuità all’erogazione dei servizi anche dopo, quando l’emergenza sanitaria sarà rientrata.

Decreto smart working, novità per la pubblica amministrazione: lavoro agile per almeno il 50% del personale

Il decreto smart working firmato dalla ministra Dadone interviene soprattutto sull’organizzazione del lavoro agile all’interno della Pubblica Amministrazione. A tal proposito è stato stabilito che:

  • ciascuna amministrazione con immediatezza deve assicurare su base giornaliera, settimanale o plurisettimanale lo svolgimento del lavoro agile almeno al 50% del personale impegnato in attività che possono essere svolte secondo questa modalità. Con la possibilità di farlo in modalità semplificata ancora fino al 31 dicembre 2020;
  • gli enti, tenendo anche conto dell’evolversi della situazione epidemiologica, dovranno garantire in ogni caso le percentuali più elevate possibili di lavoro agile, compatibili con le loro potenzialità organizzative e con la qualità e l’effettività del servizio erogato;
  • le amministrazioni saranno per di più tenute ad organizzarsi mettendo a disposizione i dispositivi informatici e digitali ritenuti necessari allo svolgimento dell’attività lavorativa, anche se resta comunque consentito l’utilizzo di strumentazione di proprietà del dipendente.

Le amministrazioni, inoltre, dovranno adeguare i sistemi di misurazione e valutazione della performance alle specificità del lavoro agile. Nello specifico, sarà il dirigente che, verificando anche i feedback che arrivano dall’utenza e dal mondo produttivo, monitorerà le prestazioni rese in smart working da un punto di vista sia quantitativo sia qualitativo.

In merito ai lavoratori disabili o fragili, invece, l’amministrazione dovrà favorire il lavoro agile anche a questa categoria, se necessario attraverso l’assegnazione di mansioni diverse e di uguale inquadramento e specifiche attività di formazione.

Decreto smart working: come cambiano gli orari e i turni per i dipendenti della Pubblica Amministrazione

Una regolarizzazione normativa dello smart working, per ovvi motivi, deve prevedere e introdurre una disciplina in grado di chiarire quelli che sono gli orari e i turni di lavoro. Spesso il lavoro agile è sinonimo di lavoro flessibile, ma questo non vuol dire che per i dipendenti non debba essere chiaro l’orario di inizio e di fine di una giornata lavorativa. Lo smart working infatti, che si svolge di norma senza vincoli di orario e luogo di lavoro, all’interno della Pubblica Amministrazione potrà essere organizzato con specifiche “fasce di contattabilità”, senza maggiori carichi di lavoro. Questo vuol dire che i dipendenti, pur essendo liberi di organizzarsi secondo le proprie esigenze e quelle del proprio dipartimento, dovrà rispettare comunque dei turni. In ogni caso, al lavoratore dovranno essere garantiti “tempi di riposo e la disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche di lavoro”, mentre dovranno avere le stesse opportunità di carriera, poiché chi è in modalità agile non deve subire penalizzazioni professionali.

Inoltre, “data l’importanza della continuità dell’azione amministrativa e della rapida conclusione dei procedimenti”, è stato stabilito dal decreto smart working che per i dipendenti della PA che lavorano da remoto dovranno essere individuate comunque “ulteriori fasce temporali di flessibilità oraria in entrata e in uscita rispetto a quelle adottate”, dando a questi la possibilità di alternare giornate lavorate in presenza a giornate lavorate da remoto, il tutto con “equilibrata flessibilità e comunque alla luce delle prescrizioni sanitarie vigenti e di quanto stabilito dai protocolli di sicurezza”.

Un importante principio che gli Enti dovranno tenere a mente, infine, è quello della rotazione del personale che, come decretato, dovrà essere organizzato tenendo conto di “criteri di priorità che considerino anche le condizioni di salute dei componenti del nucleo familiare del dipendente, della presenza di figli minori di quattordici anni, della distanza tra la zona di residenza o di domicilio e la sede di lavoro, ma anche del numero e della tipologia dei mezzi di trasporto utilizzati e dei relativi tempi di percorrenza”.