Lo smart working fa bene al portafoglio e alla salute. Nonostante le numerose critiche, lavorare da casa comporta più vantaggi che svantaggi. Inutile nasconderlo. Il primo dei quali è sicuramente il benessere psico-fisico, seguito dai risparmi economici, sia per il lavoratore che per l’azienda.

E’ stato dimostrato che chi ha lavorato in smart working dalla scorsa primavera, quando è iniziato il lockdown,  ha beneficiato di un incremento del proprio reddito disponibile del 30% medio. Lo stesso per i datori di lavoro che hanno potuto tagliare sulle spese di mantenimento degli uffici.

Per chi lavora da casa lo stipendio è più alto

Fra spostamenti, viaggi, pause pranzo, pause caffè e quant’altro, un lavoratore in smart working può mantenersi in tasca una bella fetta di stipendio se lavorare da casa via internet. Prendiamo, ad esempio, un assistente amministrativo del Comune di Milano che ogni giorno deve percorre 50 km per recarsi in ufficio. Fra costi per i mezzi di trasporto, pausa pranzo, pausa caffè e quant’altro, ogni mese spende fra i 400 e 450 euro. Circa un terzo del proprio stipendio. Soldi che, grazie al lavoro agile, si è potuto mantenere in tasca durante il periodo di lockdown.

E che dire del benessere psico fisico che ne deriva lavorando da casa? Non dovere effettuare levatacce al mattino per andare al lavoro, non subire lo stress quotidiano degli spostamenti frenetici per non arrivare in ritardo. E poi, non dover sopportare colleghi scomodi e capi arroganti. Tutte cose che – è stato riscontrato – hanno sempre compromesso la redditività del lavoratore. Almeno nella generalità dei casi. Ecco perché, adesso nessuno vuole più tornare indietro e chi può cerca di tenersi stretto il lavoro da casa.

Il caso del Comune di Milano

Al punto che al Comune di Milano sono già iniziate le proteste dei dipendenti, richiamati dal sindaco Sala a tornare in massa lavorare in ufficio.

Una scelta dettata più che altro da esigenze economiche a scapito della salute della collettività. Baristi e ristoratori di Milano hanno infatti registrato un forte calo di fatturato a causa dello smart working dei 15 mila dipendenti comunali e così hanno protestato. Ma

“costringere gli impiegati a tornare in ufficio per far lavorare i commercianti di Milano – dicono i sindacati – è folle”.

Benché lo smart working non sia adattabile a tutte le realtà produttive, un po’ alla volta si sta estendendo alla maggior parte dei settori economici. Al momento è coinvolto quasi il 70% del terziario, laddove il lavoro è eseguibile comodamente a distanza. I primi datori di lavoro ad accorgersi dei vantaggi economici sono state le banche che hanno chiuso tutti gli uffici, ad eccezione degli sportelli, mandando i loro dipendenti a lavorare in smart working. A seguire la pubblica amministrazione e le società di telecomunicazioni.

Smart working, il modello Fastweb

Fastweb, ad esempio, grazie a un recente e innovativo accordo sindacale, ha dato la possibilità ai suoi 3.000 dipendenti di poter scegliere se lavorare da casa o in ufficio. Si tratta di una fase sperimentale che si concluderà il 30 giugno 2021 e prevede per il 100% della popolazione aziendale, incluso quindi il personale addetto al servizio clienti,  completa flessibilità e autonomia.

Ovvero la possibilità di ricorrere allo strumento dello smart working per tutti i giorni lavorativi, scegliendo ogni giorno se recarsi in ufficio o lavorare da remoto, in accordo con il proprio responsabile.

Il nuovo modello, dice l’Ad di Fastweb Alberto Calcagno,

distribuisce in modo ancora più orizzontale e diffuso la responsabilità e quindi il merito dei risultati.  Si tratta del rovesciamento di vecchi schemi lavorativi che sostituisce la responsabilità dei tanti al controllo dei pochi e riconsegna alla libertà dell’individuo la scelta di dove e come lavorare, per raggiungere i propri obiettivi in modo sempre più efficace e ottimizzare l’equilibrio tra vita privata e lavorativa”.

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