Il dl Reclutamento è stato annunciato sabato 5 giungo dal Consiglio dei Ministri. Su proposta del Presidente Mario Draghi, del Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta e del Ministro della giustizia Marta Cartabia, si è quindi arrivati all’approvazione del decreto legge che introduce misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle PA funzionale all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l’efficienza della giustizia.

Definito come la “pietra miliare del PNRR”, il decreto ha principalmente tre obiettivi:

  • estendere e disciplinare il ricorso allo smart working nelle PA arrivando ad una disciplina unitaria;
  • rendere più efficienti e snelle le attività all’interno degli uffici pubblici;
  • migliorare il sistema di reclutamento nel settore pubblico.

“Il governo Draghi completa i tre pilastri essenziali per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”, ha dichiarato Brunetta in conferenza stampa.

“Tre tasselli di uno stesso mosaico, che assicura al Pnrr un quadro normativo appropriato, un modello di gestione efficace e un’adeguata disponibilità di competenze – ha poi aggiungo -. Non è un caso che la governance, una coraggiosa politica di semplificazioni e un reclutamento mirato siano la prima ‘milestone’ indicata nel Recovery Plan, raggiunta dal governo rispettando il cronoprogramma: rappresentano la premessa per far marciare velocemente i progetti e non perdere i fondi europei”.

Decreto Reclutamento Brunetta, sì alle assunzioni a tempo determinato e dirette nelle PA

Il decreto, come è stato presentato, istituisce percorsi semplificati e straordinari sia per assumere a tempo determinato le figure professionali sia per conferire incarichi di consulenza, con sistemi più trasparenti.

Si punta quindi ad un sistema di reclutamento all’interno delle PA molto simile a quello privato. Un incontro tra domanda e offerta con il quale si procederà per “merito, trasparenza, opportunità, valutazione e monitoraggio”. Il decreto vuole favorire così la fluidità dei percorsi di carriera.

“Da un lato i nostri giovani e i nostri migliori talenti potranno vedere nella PA un datore di lavoro attraente e diventare protagonisti di un ambizioso programma di cambiamento del Paese. Dall’altro lato, la Pubblica Amministrazione, grazie all’innesto di nuove competenze, potrà trasformarsi in catalizzatore della crescita e reingegnerizzare i processi organizzativi: la transizione amministrativa è premessa perché funzioni la transizione digitale”, ha affermato Brunetta all’indomani dell’approvazione del decreto.

Per i giovani, dunque, saranno creati e potenziati i canali di accesso qualificati, anche attraverso l’attuazione di norme che prevedono la possibilità di stipulare contratti di apprendistato nei pubblici uffici.

Cos’è e come funziona il portale di reclutamento

Ai fini dell’attribuzione degli incarichi di collaborazione, il decreto Reclutamento, per i professionisti e gli esperti iscritti agli Albi, ha previsto l’inserimento sul “Portale del reclutamento” di un apposito elenco, vincolato al possesso di determinati titoli di qualificazione professionale. Le amministrazioni dovranno chiamare almeno tre professionisti in ordine di graduatoria e scegliere a chi attribuire l’incarico sulla base di un colloquio. I criteri seguiti, per assicurare massima trasparenza, dovranno poi essere pubblicati sul sito internet delle amministrazioni competenti.

Il testo, al fine di consentire la selezione di manager qualificati, autorizza, esclusivamente per il periodo di attuazione del PNRR e soltanto per le amministrazioni titolari di interventi, il raddoppio delle percentuali previste dalla legge per l’attribuzione di incarichi dirigenziali a soggetti esterni alla pubblica amministrazione e a dirigenti provenienti da altre amministrazioni.

Il decreto, inoltre, fissa una percentuale fino al 40 per cento di posti nei concorsi pubblici banditi dalle amministrazioni a favore di chi abbia svolto incarichi a tempo determinato per lavorare al PNRR. “La Commissione europea, infatti, chiede che le competenze acquisite dalle pubbliche amministrazioni non vadano disperse dopo il 2026, ma che contribuiscano al rafforzamento della capacità amministrativa”, si legge sul sito del ministero della PA.

Inoltre, per valorizzare le conoscenze tecniche e le competenze di carattere trasversale (manageriale e gestionale) sviluppate dai dipendenti nel corso della propria attività lavorativa, sono previsti percorsi di mobilità verticale per il personale a tempo determinato che lavora o ha lavorato nel settore pubblico.

Un compresso questo che punta ad assicurare supporto alle attività di governance del Recovery fund e, al tempo stesso, a garantire maggiori opportunità a chi – allo scadere del contratto – non potrà contare su un assunzione a tempo indeterminato all’interno dell’ufficio pubblico presso il quale ha lavorato.

Come cambiano i concorsi pubblici con la riforma Brunetta

Il fatto che il Governo sia intenzionato all’avvio di nuovi processi di reclutamento diretto non implica, come vedremo, lo stop definitivo dei concorsi pubblici. Al contrario, nuovo personale verrà inserito all’interno della PA tramite le nuove modalità di reclutamento e selezione. Si parla di 24 mila assunzioni nei prossimi 5 anni, ovvero entro il 2026.

Modernità, aggiornamento e rinnovamento sono però le parole chiave anche in questo caso.

“D’ora in poi prove digitali, selezioni rapide e trasparenti, e stop al gigantismo dei concorsi”, ha affermato Brunetta.

Nuovi concorsi pubblici in arrivo: date e posti disponibili

Dal 3 maggio molte selezioni sono ripartite o sono in fase di avvio. Al momento si parla di un totale di 12mila posti.

Il Dipartimento della Funzione pubblica, inoltre, ha programmato concorsi con modalità semplificate per assumere 6.303 unità complessive, tra cui:

  • 1.514 per funzionari e ispettori del ministero del Lavoro;
  • 2.133 per funzionari amministrativi del ministero della Giustizia;
  • 550 funzionari e impiegati del ministero dell’Economia;
  • 250 funzionari del ministero della Cultura.

Tutti dovranno essere avviati secondo le modalità semplificate, in linea con l’art. 10 del decreto legge n. 44/2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 maggio 2021.

Concorsi pubblici: le nuove regole

Il decreto legge 44/2021 distingue i concorsi già banditi da quelli in corso e quelli che invece dovranno essere ancora pubblicati.

Per ognuna di queste selezioni individua delle modalità obbligatorie (ovvero delle regole inderogabili) che possono essere affiancate da modalità di svolgimento cd. “eventuali” (ai quali si può ricorrere, ma senza obbligatorietà).

Concorsi a regime

Per i concorsi a regime la legge prevede che è obbligatorio:

  • lo svolgimento di una sola prova scritta e una orale;
  • l’utilizzo di di strumenti informatici e digitali con rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali, tracciabilità e sicurezza;
  • che la commissione definisca, in una seduta plenaria, i criteri di valutazione omogenei e vincolanti per tutte le sottocommissioni, che dovranno essere pubblicati sul sito dell’amministrazione contestualmente alla graduatoria finale.

Per i profili ad alta specializzazione tecnica, inoltre, è prevista una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti strettamente correlati alla natura e alle caratteristiche delle posizioni bandite ai fini dell’ammissione alle fasi successive.

Per lo svolgimento del concorso, inoltre, la disciplina che ha introdotto le “modalità eventuali” ha previsto che è possibile ma non obbligatorio:

  • individuare delle sedi decentrate (in ragione del numero dei candidati);
  • fissare una videoconferenza per la prova orale;
  • stabilire quali titoli ed eventuali esperienze professionali possono concorrere al punteggio finale in misura non superiore ad un terzo.

Concorsi già banditi

Per i concorsi già banditi invece la legge prevede che è obbligatorio:

  • lo svolgimento di sola prova scritta (in vigore sino al perdurare dello stato di emergenza);
  • l’utilizzo degli strumenti informatici e digitali con rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali, tracciabilità e sicurezza.

Anche in questo caso è riconosciuto il ricorso alle “modalità eventuali“, attivabili attingendo dalle risorse disponibili, per:

  • lo svolgimento di una prova orale in aggiunta a quella scritta, anche in videoconferenza;
  • l’individuazione di sedi decentrate (in ragione del numero dei candidati).

Per i profili ad alta specializzazione tecnica, anche per i concorsi già banditi, è possibile introdurre una fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti strettamente correlati alla natura e alle caratteristiche delle posizioni bandite ai fini dell’ammissione alle fasi successive.

Concorsi da bandire

Per i concorsi pubblici ancora da bandire, infine, la legge prevede che è obbligatorio:

  • una sola prova scritta (mentre la prova orale è eventuale);
  • per i profili ad alta specializzazione tecnica, la fase di valutazione dei titoli legalmente riconosciuti strettamente correlati alla natura e alle caratteristiche delle posizioni bandite ai fini dell’ammissione alle fasi successive;
  • l’utilizzo degli strumenti informatici e digitali con rispetto della normativa sulla tutela dei dati personali, tracciabilità e sicurezza.

Rientrano tra le attività classificabili come “modalità eventuali“:

  • l’individuazione di sedi decentrate (in ragione del numero dei candidati);
  • l’eventuale videoconferenza per la prova orale;
  • la valutazione dei titoli ed eventuale esperienza professionale che possono concorrere al punteggio finale in misura non superiore ad un terzo.

Va specificato che, in tutti i casi sopra elencati, le norme del decreto non si applicano alle procedure di reclutamento del personale di regime di diritto pubblico (di cui all’art. 3 del dl 165/2001), tra cui: magistrati ordinari, amministrativi e contabili, avvocati e procuratori dello stato, personale militare e delle forze di polizia, personale della carriera diplomatica e della carriera prefettizia.

Per ultimo, ma non per importanza, la legge rimanda comunque al rispetto delle norme anti Covid approvate dal CTS per lo svolgimento dei concorsi pubblici fino a quando l’emergenza sanitaria non sarà rientrata del tutto.