Quanto ci costano ancora, oggi, le baby pensioni? Il sistema pensionistico in Italia è ingiusto e iniquo, si sa. Ma nulla si fa per renderlo più corretto e a misura d’uomo. I diritti acquisti non si possono toccare e così si tagliano i diritti non ancora acquisiti. Col risultato che a pagare il conto sono è sempre chi lavora.

Se guardiamo indietro nel tempo ci accorgiamo che gli errori commessi in passato con le pensioni hanno ricadute drammatiche sullo stato sociale di oggi.

Al punto che bisogna attendere 67 anni prima di potersi godere la sudata rendita. O aver lavorato più di 41 anni senza interruzione.

Dalle baby pensioni alle pensioni baby

Mentre c’è chi la pensione se la gode da 41 anni. E’ il paradosso del nostro sistema pensionistico che non trova eguali in tutta Europa. Al punto che viene spontaneo domandarsi come abbiamo potuto permettere una cosa simile senza avere la benchè minima lungimiranza.

Questo paradosso si chiama baby pensione. Una stortura del sistema che impedisce oggi di approntare le adeguate riforme e mandare in pensione impiegati e operai dopo 41 anni di lavoro. A ricordare quanto grave siano state le decisioni politiche degli anni ’70 è il presidente dell’Inps Pasquale Tridico nel libro “Il Lavoro di oggi la pensione di domani”, scritto con il giornalista del Corriere della Sera Enrico Marro.

Per un giovane lavoratore è difficile comprendere ciò che è stato fatto dal governo Rumor nel 1973 con l’istituzione delle baby pensioni. Ma per chi ha vissuto quel periodo, quando tutto andava bene e le finanze consentivano di spendere allegramente, la decisione fu vista come un’occasione per creare occupazione dopo la crisi energetica internazionale e l’impenna dell’inflazione.

Oggi, però, questi sbagli li paghiamo tutti. Con l’allungamento dell’età pensionabile, col taglio delle rivalutazioni e con la riduzione degli assegni per chi esce in anticipo dal lavoro.

Quanto ci costano gli errori del passato

Le baby pensioni – spiega Tridico nel libro – ci costano ancora oggi un sacco di soldi.  Circa 256 mila i beneficiari per un costo che attualmente raggiunge i 102 miliardi e che sale a 130 miliardi aggiungendo gli assegni nel frattempo “eliminati”.

Un buco enorme. Anche perché il sistema di calcolo della pensione baby a quei tempi avveniva esclusivamente col sistema retributivo (poi riformato nel 1995 dal governo Dini). Un gravame sulla testa di figli e nipoti se si pensa che migliaia di queste persone percepiscono la pensione da oltre 40 anni.

Solo una piccola parte dei versamenti effettuati nelle casse previdenziali poteva giustificare l’importo e la durata della pensione liquidata con pochi anni di lavoro. La media dei ratei mensili delle baby pensioni ammonta a 1.152 euro per le donne e 1.335 euro per gli uomini, per una media di 1.187 euro. Cifra superiore alla media delle pensioni (1.153 euro) pagate nel 2022.