In pensione con Quota 104 nel 2025. Per il prossimo anno potrebbe essere questa la soluzione per allungare ancora un po’ l’età delle pensioni nel nostro Paese. Un passo ulteriore verso il restringimento delle opzioni delle uscite anticipate e per prendere ulteriormente tempo per una riforma strutturale del complicato sistema pensionistico italiano.

Quota 104 non sarebbe comunque una novità. Già ai tempi del governo Draghi se ne era parlato alla vigilia del termine di Quota 100. L’esperimento, fortemente voluto dalla Lega nel governo Conte, è durato tre anni e l’interruzione senza graduali passaggi avrebbe condotto a uno scalone con le regole Fornero in vigore.

Così si pensò a Quota 102, 103 e 104 per evitare traumi per i lavoratori e nuove ondate di esodati.

Si lavora per Quota 104 nel 2025

Che la riforma pensioni in Italia sia ormai diventata un campo minato è del tutto evidente. Dopo quanto accaduto nel 2011 col governo Monti, nessun partito intende al governo rischiare manovre azzardate per risolvere le ingiustizie e le iniquità del nostro sistema pensionistico. Meglio ritoccare l’impianto già esistente per tagliare un po’ qua e un po’ là in attesa di tempi migliori.

Quindi slitta la riforma pensioni 2025. Non se ne parlerà che nel 2026 (forse). Intanto si lavora per trovare una quadra che accontenti la Lega e i sindacati con Quota 41, un progetto di legge che consentirebbe di mandare tutti in pensione con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età anagrafica. Un po’ come avviene per i lavoratori precoci, ma senza il vincolo di aver iniziato a lavorare presto e di trovarsi in condizioni di fragilità sociale.

Quota 104, invece, consentirebbe dal 1 gennaio 2025 di uscire sempre con 41 anni di contributi, ma abbinati a 63 anni di età. Un anno in più rispetto all’attuale sistema previsto per Quota 103. Il calcolo della pensione sarebbe contributivo per tutti e confermerebbe le intenzioni del governo di aprire la strada verso Quota 41 con questo sistema di calcolo.

Si allungano i tempi per andare in pensione

Al di là di Quota 104, appare comunque scontato che l’età per andare in pensione si allungherà sempre più col passare del tempo. Il calo demografico e il contestuale aumento del numero dei lavoratori che lasceranno il lavoro negli anni a venire rappresenta un problema di sostenibilità dei conti dell’Inps. Inutile nascondere l’evidenza come qualche fantomatico esperto di previdenza scrive: i dati statistici sono impietosi in questo senso.

Anche l’Inps lo ha ssmpre detto chiaramente intervenendo di fronte alle commissioni parlamentari. Con 23 milioni di lavoratori che sostengono 16 milioni di pensionati su una popolazione di 59 milioni sarà impossibile mantenere un equilibrio stabile nel tempo. Già il bilancio dell’Istituto chiuderà in negativo il 2023 per oltre 9 miliardi di euro. Ma con l’aumento della spesa assistenziale, oltre che quella pensionistica, fra 5 anni le cose peggioreranno.

E’ quindi inevitabile che per salvare la situazione il governo interverrà ancora sulle pensioni anticipate a partire da Quota 104. Altri tagli saranno attuati, tanto sul requisito anagrafico che sull’importo dell’assegno e, forse, potrebbero finire sotto la scure anche le pensioni di reversibilità il cui costo comincia a essere pesante nell’insieme delle spese previdenziali.

C’è poi l’allungamento dell’età legato alla speranza di vita. Fra due anni anche le pensioni di vecchiaia saranno concesse, non più a 67 anni di età, ma a 67 e 2 mesi. Così come quelle anticipate il cui requisito contributivo non sarà più di 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne), ma 43 anni.

Riassumendo…

  • L’aumento della spesa per le pensioni impone altri tagli all’orizzonte.
  • Dal prossimo anno probabile l’introduzione di Quota 104 con uscita a 63 anni.
  • Inevitabili altri tagli alle uscite anticipate e l’aumento dell’età pensionabile dal 2027.