Della tanto attesa riforma pensioni per il 2025 non ci crede più nessuno ormai. Tanti rinvii, promesse, bugie e fiumi di inchiostro versati sulla carta stampata per arrivare sempre a fine anno con un nulla di fatto. Anzi, con piccoli e facili ritocchi al sistema previgente che non fanno che scontentare i lavoratori senza nulla risolvere in concreto. Al punto che ormai la politica sembra non contare più nulla perché comanda sempre più la finanza.

E la finanza guarda ai numeri e fa previsioni, poi detta le regole ai governi.

Nel frattempo si fantastica e si promettono cose che puntualmente restano disattese. E così il ritornello si ripete ogni anno senza che una riforma pensioni vera e propria che ristabilisca equità e giustizia sociale possa vedere la luce. Lo sarà anche con le pensioni del 2025. Non si farà nulla, solo qualche ritocco al sistema, per non scontentare troppo i lavoratori e sollevare proteste o mal di pancia in seno ai partiti.

Pensioni 2025, cosa aspettarsi di nuovo

Per intuire cosa potrebbe accadere il prossimo anno bisogna partire dai numeri impietosi della nostra economia. Il Pil non crescerà come da attese e nel frattempo il calo delle nascite continuerà a segnare il passo. Di contro la spesa per le pensioni aumenterà con l’arrivo di nuove uscite con l’aumento della speranza di vita che presto l’Istat metterà nero su bianco.

Uno scenario che vede la candela bruciare da ambo le parti consumandosi più del previsto. Cosa aspettarsi allora se non altri tagli? Nel mirino ci sono sempre le pensioni anticipate, come Opzione Donna, ridotta a poche elette e Ape Sociale che da quest’anno richiede 5 mesi in più sulla carta di identità per averne diritto (63 anni e 5 mesi). Ma anche e soprattutto Quota 103, opportunità per pochi, e che prevede l’uscita anticipata con ben 41 anni di contributi, ma a 62 anni di età.

Troppo presto in previsione di un allungamento dell’età pensionabile, tanto in Italia come nel resto d’Europa. E allora cosa potrebbe succedere? Uno degli obiettivi dei tecnocrati che stanno al Ministero del Lavoro potrebbe essere quello di aggiungere un altro anno al requisito anagrafico, giacché quello contributivo è ormai al limite. Anche per ridurre la potenziale platea dei lavoratori beneficiari.

Da Quota 103 a Quota 104 il passo è breve

Quota 103 potrebbe quindi diventare Quota 104 con la riforma pensione 2025. E tutto scivolerebbe via tranquillamente senza stravolgere il sistema pensionistico attuale. Il sistema di calcolo della pensione resterebbe quello contributivo puro con soglia limite di pensione ridotta a 4 volte l’importo del trattamento minimo.

La percentuale dei lavoratori che sarebbero coinvolti è bassa. In ogni caso, con 41 anni di contributi le possibilità per andare in pensione anticipata non mancherebbero. Con 41 anni e 10 mesi di contributi si può già uscire per le donne. Ne servono, invece 42 e 10 mesi agli uomini, a prescindere dall’età anagrafica. Quindi anche questa riforma lascerebbe il tempo che trova e non cambierebbe la sostanza delle cose.

Obiettivo principale del governo resterà quello di limitare il più possibile la spesa pensionistica innalzando l’età delle uscite anticipate. Ma anche riducendo l’importo degli assegni con il sistema di calcolo contributivo e col il taglio della rivalutazione per le pensioni più alte, come avvenuto nel 2023 e 2024.

L’adeguamento all’inflazione è stato pieno solo per importo fino a 4 volte il trattamento minimo. Indicazioni importanti potrebbero arrivare dalla presentazione del documento di economia e finanza (Def) da parte del governo in primavera. Pilastro importante per capire come sarà implementata la manovra di bilancio 2025.

Riassumendo…

  • Nessuna riforma pensioni strutturale attesa per il 2025.
  • Si continuerà a ritoccare il sistema esistente mettendo nel mirino Quota 103.
  • Le pensioni anticipate saranno nuovamente peggiorate con aumento dei requisiti anagrafici.