Dopo la californiana Silicon Valley Bank (SVB), anche Credit Suisse finisce nella tempesta finanziaria di inizio 2023. Una tempesta che rischia di estendersi a macchia d’olio in tutto il mondo coinvolgendo anche numerosi fondi pensione.

Ma se SVB ha un impatto limitato sul sistema creditizio, Credit Suisse non può averlo. E’ una banca sistemica, il secondo gruppo bancario più grande della Svizzera, con ramificazioni in tutto il mondo. Ma non solo. E’ anche uno dei maggiori player nel ramo assicurativo e della previdenza complementare.

Anche i fondi pensione nella bufera di Credit Suisse

Credit Suisse Asset Management è presente in Italia nel mercato dei fondi pensione negoziali. Ve ne sono almeno 7, da Fondenergia a Fondosanità, passando per Previmoda. Poi ci sono i fondi pensione aperti e altri tipi di svariata natura che negli ultimi tempi hanno fatto breccia sul mercato.

Ebbene, ci si domanda che fine faranno i rendimenti di questi fondi pensione, visto che Credit Suisse sta perdendo miliardi di dollari sul mercato a causa del rapido rialzo dei tassi d’interesse. La banca non fallirà, ben inteso, e nemmeno i suoi fondi, ma che ne sarà dei rendimenti promessi ai lavoratori?

Come è accaduto per i fondi pensione della Gran Bretagna lo scorso autunno, le perdite patrimoniali peseranno tutte sui rendimenti finali dei fondi pensione. Solo un intervento della Banca d’Inghilterra ha evitato un crac finanziario globale. Per Credit Suisse sarà la stessa cosa, ma il conto lo pagheranno i lavoratori che hanno affidato e continuano ad affidare il loro Tfr alla previdenza complementare delle banche.

E insistono con la previdenza complementare

Nonostante l’evidenza dei risultati negativi dei redimenti dei fondi pensione dello scorso anno e del ritorno in auge del Tfr, i governo insistono con la previdenza complementare dei fondi negoziali. Recentemente il premier Giorgia Meloni ha detto che il governo spingerà ulteriormente verso questa forma di integrazione alla pensione con altri incentivi fiscali e col silenzio assenso.

E’ del tutto evidente che le pressioni dei grandi gestori finanziari è talmente potente da costringere l’esecutivo a fare di tutto per incastrare i lavoratori nelle gestioni previdenziali private. Del resto, le perdite dei fondi pensioni, non possono essere colmate in altro modo che con maggiori afflussi di denaro.

E del Tfr? Non se ne parla. Se ne parlava tanto quando rendeva (poco) meno dei fondi pensione. Ma oggi che, con l’inflazione, è tornato a offrire un rendimento di tutto rispetto per contrastare l’inflazione e rappresenta sempre un porto sicuro, è uscito dall’attenzione dei media. Il coefficiente di rivalutazione è lì da vedere e il rendimento non è in balìa dei mercati come avviene per i fondi pensione.