In periodo di covid, il 66% dei giovani italiani è fiducioso nel futuro, anche più che in passato. Paradossalmente, l’epidemia da Coronavirus ha contribuito alla crescita (66,1%) della fiducia nel futuro (nel 2019 era pari al 55%). Nonostante la mancanza di stabilità, l’aumento della disoccupazione e il calo dei redditi.

E’ quanto emerge dal rapporto Eurispes Italia 2021. I giovani della “generazione Covid” hanno dovuto affrontare una istruzione online prolungata, stress da isolamento, perdita di lavoro e di reddito e una serie di altri problemi legati a pesanti condizioni di incertezza e precarietà diffuse.

Generazione Covid

Nell’indagine 2020, il primo elemento che emerge è una sorta di “apatia dei valori” espressa dai giovani italiani. Quasi tutti i valori, ai quali nel recente passato i giovani davano importanza rispetto al sistema dei valori dominanti, hanno registrato un calo sostanziale. Tutto a causa del covid.

Il massimo degrado si osserva nella serie dei valori etici. Un netto crollo è registrato per voci come “una vita onesta” (-22,5%), “il rispetto della legge” (-21,2%), “seguire ideali, princìpi” (-19,4%), “indipendenza personale, libertà” (-19%) e “istruzione” (-20,8%).

Salute e democrazia

Colpisce che nell’ultimo anno, quello del covid, in una situazione segnata da una mortalità crescente e diffusa e dagli appelli delle autorità e dall’enfasi della comunicazione a proteggersi dalla aggressione del virus, il valore “salute“, nelle valutazioni espresse “molto importante” ed “importante”, abbia ceduto la sua prima posizione al valore “democrazia“, inteso come richiesta di giustizia nella società, diritto di poter esprimere le proprie esigenze e di essere ascoltati (valore complessivo “democrazia” pari al 90,6%; valore “salute” pari all’85,9%; era pari al 97,8% nel 2018).

Tutto ciò nonostante il fatto che il resto dei valori che si richiamano alla “politica”, siano rimasti in posizioni arretrate. Nonostante il covid e come nelle precedenti indagini del 2018 e 2019.

Desiderio di autonomia

Nell’anno del covid, tanta voglia di crescere.

Solo il 17,9% dei giovani italiani vuole restare con i genitori. Ma negli altri paesi c’è maggiore desiderio di autonomia. L’82,1% dei giovani italiani dichiara espressamente di volere intraprendere una vita indipendente in futuro e ritiene che l’età ottimale per questo cambio di vita sia di 23,7 anni (valore medio).

Soltanto il 17,9% dei giovani vuole continuare a vivere con i propri genitori. Nel confronto internazionale la scelta di una vita indipendente sale, rispetto all’Italia, al 95% in Francia, 90,8% in Polonia, 90,4% in Russia. La volontà di rimanere con i genitori è più bassa nei suddetti paesi rispetto all’indicazione dei giovani italiani. E’ pari al 5% in Francia, al 9,2% in Polonia, al 9,6% in Russia.

C’è anche il timore di spiccare il volo per motivi economici, indipendentemente dal covid. Tra i più poveri, un terzo dei giovani non vuole lasciare i genitori. La scelta dei giovani di voler rimanere in famiglia è pari al 24,6% tra le famiglie a basso reddito, al 18,3% nelle famiglie a reddito medio, al 13,8% nelle famiglie con reddito elevato.

Covid e visione del futuro

Nell’indagine del 2019 era emerso che il 57,4% degli intervistati era generalmente soddisfatto del proprio lavoro. Solo il 13% di essi aveva l’intenzione di cambiare professione o campo di attività in futuro.

La situazione nel 2020, con il covid, ha portato a un aumento, più che raddoppiato, di coloro che hanno cambiato in modo significativo la visione del proprio futuro professionale, progettando di cambiare professione o àmbito di attività.

Secondo l’indagine 2020, il 30,4% intende apportare cambiamenti nella propria vita professionale. Molti hanno motivato questo desiderio con l’intenzione di avere una propria attività, impegnarsi nell’imprenditorialità, lavorare nel campo della psicologia, delle risorse umane, del turismo, del fitness e dello sport.

Quanto alla pianificazione della propria attività lavorativa, la maggior parte dei giovani si concentra nella ricerca di un posto di lavoro (35,2%), principalmente in un’impresa privata (23,6%) piuttosto che in una struttura pubblica (11,6%).

Un quarto degli intervistati desidera avviare un’attività in proprio (24,9). Resta, comunque, il problema aperto del 13% dei giovani che rinunciano a programmare ogni ricerca di lavoro.