In Italia si va in pensione troppo presto. Contrariamente a quanto si vuol far credere, le innumerevoli deroghe alle regole Fornero hanno permesso di andare in pensione a meno di 62 anni di età.

61,8 anni per l’esattezza. Siamo al di sotto della media OCSE che, nel suo rapporto “Pension at Glance”, spiega che l’età media delle pensioni è di 63 anni. Anche la spesa pensionistica è da primato assoluto: ben il 16% del Pil.

In pensione prima dei 62 anni

La politica, fra una riforma e l’altra (l’ultima è stata quota 100), ha trovato il modo di evitare le regole imposte dalla Fornero.

Cioè in pensione oggi a 67 anni di età o, in alternativa, con 41-42 anni e 10 mesi di contributi.

I nati negli anni 50 sono quelli che più di tutti hanno beneficiato della varie uscite anticipate. Per loro i 67 anni devono ancora arrivare, ma la pensione già ce l’hanno in tasca. Chi pagherà il conto, non importa. Per adesso è così e tutti contenti.

Il problema è che questa cuccagna sta per finire perché il governo Draghi non è intenzionato a concedere altre riforma strutturali al sistema pensionistico. Il ritorno alla Fornero è inevitabile e indispensabile per evitare il collasso del sistema.

Chi pagherà il conto

Il governo ha quindi tirato il freno alle pensioni anticipate, ma sarà dura rientrare in un contesto di equilibrio finanziario. La popolazione in Italia sta invecchiando velocemente – fa notare l’Ocse – e fra qualche anno il sistema pensionistico andrà fuori giri. A pagare il conto saranno i giovani e gli attuali lavoratori nati negli anni ’80.

“Nel 2050 ogni 100 persone tra i 20 e i 64 anni ci saranno 74 ultra-65enni, uno dei rapporti più alti dell’intera Ocse”.

L’età media degli italiani, che nel 1990 era di 37 anni, nel 2050 sarà di 53 anni e mezzo, contro i 46,8 anni della media Ocse. La popolazione in età lavorativa tra il 2020 e il 2060 diminuirà del 31% in Italia contro il -10% medio.

In questo contesto è del tutto evidente che, le pensioni anticipate non potranno più essere concesse allegramente, come avvenuto con quota 100. Chi vuole lasciare il lavoro prima, potrà sempre farlo ma dovrà accettare forti penalizzazioni.