Il fisco si ferma anche nell’ambito della riscossione. Dopo la sospensione dei versamenti Iva del 16 marzo tramite F24, l’Agenzia delle Entrate e Riscossione ha deciso di sospendere l’invio delle cartelle esattoriali ai contribuenti morosi.

Il neo direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ha infatti disposto il blocco dell’invio di 3 milioni di cartelle esattoriali in conseguenza dell’emergenza epidemica che sta coinvolgendo il Paese intero. In un contesto simile in cui si sta cercando di sostenere l’economia e le famiglie, è assurdo chiedere ai contribuenti di pagare.

Attività di riscossione bloccata fino al 31 maggio

La decisione del direttore è stata presa come misura di sostegno al sistema economico e alle famiglie ed ha anticipato il decreto del governo che dovrebbe congelare tutta l’attività di riscossione e di accertamento da parte del Fisco fino al prossimo 31 maggio 2020. Ad essere bloccati sono stati gli invii di febbraio e di marzo. Sono state congelate 1,9 milioni di cartelle dello scorso mese (oltre a 900 mila intimazioni di pagamento) e un altro milione di atti che avrebbero dovuto essere spediti a marzo. Inoltre vengono bloccati i termini di pagamento delle varie forme di pace fiscale, dal saldo e stralcio alla rottamazione-ter. Infine, vengono sospesi i termini per pagare o per fare ricorso previsti dalle cartelle già inviate.

Cosa è la cartella esattoriale

La cartella esattoriale, o cartella di pagamento, è l’atto che Agenzia delle Entrate Riscossione, o qualsiasi altra società incaricata della riscossione dei tributi, invia ai contribuenti per recuperare le somme dovute alla Pubblica Amministrazione. Con la cartella esattoriale il Fisco comunica ai cittadini che i loro debiti nei confronti degli enti impositori (l’Agenzia delle Entrate, l’Inps, i Comuni, ecc.) sono stati iscritti a ruolo. Dopo la notifica di una cartella di pagamento, il contribuente ha – generalmente – 60 giorni di tempo per proporre ricorso.

Trascorso questo periodo, la cartella acquista forza di titolo esecutivo il creditore può iniziare a procedere contro il cittadino che non ha ancora pagato tramite ipoteca e pignoramento.

La contestazione delle cartelle esattoriali

Il contribuente può contestare la cartella esattoriale davanti al giudice, ma per farlo deve rispettare dei termini ben precisi:

  • 60 giorni dalla notifica della cartella se gli viene richiesto il pagamento di tasse e tributi;
  • 40 giorni dalla notifica se gli viene richiesto il pagamento di contributi previdenziali;
  • 30 giorni dalla notifica se gli viene richiesto il pagamento di multe.

Allo stesso modo, Agenzia delle Entrate deve rispettare alcune precise scadenze. La prescrizione del credito, in particolare, è il termine oltre il quale la somma non è più dovuta per legge: il termine di prescrizione può variare, ma è solitamente pari a 10 anni per Irpef, Iva e canone Rai. La decadenza, invece, scatta il 31 dicembre del terzo anno successivo a quello di maturazione del debito: se la cartella è stata notificata oltre tale data, il debito potrà essere recuperato solo attraverso una causa civile.