Chi acquista un’auto nuova o usata deve prestare la massima attenzione alle proprie capacità di reddito. I controlli fiscali scattano infatti in automatico attraverso il redditometro.

Poiché la lotta all’evasione fiscale sta assumendo sempre più i contorni di una caccia alle streghe, bisogna prestare la massima attenzione al veicolo a motore che ci si intesta a seguito di acquisto o trapasso. Uno dei metodi più efficaci e veloci del fisco per scovare i possibili evasori è infatti quello relativo all’acquisto di un’automobile di grossa cilindrata.

Se il proprietario è nullatenente o ha un reddito disponibile non sufficiente a mantenere un’auto (anche utilitaria), scatta l’accertamento. Lo stesso succede se una persona, ad esempio, ha intestato più di un veicolo (l’auto, la moto, il fuoristrada, il camper, ecc.) e non ha un reddito sufficiente per mantenere i mezzi al netto delle spese quotidiane per vivere. Se poi ha contratto finanziamenti o risulta disoccupato, il controllo dell’Agenzia è praticamente certo.

I controlli fiscali sulle automobili

Tutto parte dal cosi detto redditometro. Si tratta di un software che misura la “compatibilità” tra il reddito riportato nella dichiarazione dei redditi e le spese sostenute dal contribuente nel medesimo anno di imposta. Se vi è uno scostamento superiore al 20% delle spese rispetto alle entrate, scatta la segnalazione. Nel caso dell’acquisto di un’automobile costosa, l’Agenzia delle Entrate elabora i dati contenuti del contribuente pescandoli dall’anagrafe tributaria. Lì ci finiscono dentro anche le informazioni trasmesse dal PRA (pubblico registro automobilistico). E il gioco è fatto.

Ciò non significa che un contribuente sia un evasore. Il fisco chiederà solo dei chiarimenti a riguardo, ma in assenza di collaborazione o risposta esaustiva scatteranno controlli più approfonditi che potrebbero assumere anche risvolti a sfondo penale.

Redditometro e controlli fiscali

Per fare un esempio pratico, Se un genitore acquista una Mercedes e la intesta al figlio studente universitario come regalo, il redditometro segnalerà l’anomia.

Qualora il figlio non risulti sullo stesso stato di famiglia dei genitori e non abbia alcun reddito scatterà l’accertamento poiché dovrà essere dimostrato come fa a mantenere l’automobile.

Più precisamente l’Agenzia delle Entrate utilizza dei coefficienti ministeriali chiamati moltiplicatori che vengono applicati ai valori di un determinato bene posseduto. Nel caso di un’automobile, se si possiede un’auto di 100 Kw l’agenzia, individuando anno, potenza, data produzione e quota di disponibilità, applica un reddito presunto.

Al momento i controlli automatici in base al redditometro sono sospesi per aggiornamento dei coefficienti, ma a breve riprenderanno.

La caccia agli evasori

Ma cosa vuole sapere esattamente il fisco? Poiché l’utilizzo del denaro contante si fa sempre più stringente, non è tanto la spesa per l’acquisto del veicolo che l’Agenzia delle Entrate vuole contestare (nel caso di un’automobile il pagamento deve per forza essere tracciato), quanto la capacità di mantenimento dello stesso nel tempo (assicurazione, bollo, carburante, manutenzione, tagliandi, ecc.). In materia tributaria e fiscale vale infatti l’onere inverso della prova, cioè deve essere il contribuente a poter dimostrare la bontà dell’operazione.

Diversamente, se non si può dimostrare la provenienza del denaro contante utilizzato periodicamente per mantenere un’automobile automobile costosa, il fisco contesterà al contribuente l’evasione o l’autoriciclaggio. Pertanto dovrà versare imposte sanzioni sulle presunte somme di denaro utilizzate per mantenere il veicolo. Rischiando anche la denuncia alla Procura della Repubblica qualora possano esserci forti indizi di riciclaggio.