Sospesi gli accertamenti sintetici. Chi acquistava un’auto oggi si doveva preoccupare, non solo  del valore del veicolo, ma anche dei possibili controlli del fisco. In altre parole, l’Agenzia delle Entrate, in base al redditometro, poteva accertare se il contribuente era realmente nelle condizioni economiche di acquistare un’automobile, soprattutto se di lusso o d’epoca.

Per anni, quindi, il fisco italiano ha utilizzato le automobili come cartina di tornasole per scovare i possibili evasori e non sono stati pochi i casi in cui sono scaturiti accertamenti fiscali legati alla reale capacità di acquisto di veicoli da parte dei consumatori, soprattutto se l’intestatario risultava abbiente o aveva pendenze fiscali in corso.

Nella maggior parte dei casi questi controlli si basavano sul redditometro, strumento che si è rivelato alla fine poco affidabile.

Auto come strumento di controllo fiscale

Il caso classico è l’acquisto dell’auto o della moto da parte dei genitori ai figli, magari studenti e quindi senza reddito. E’ evidente che chi utilizza i veicoli non è in grado di dimostrare le capacità economiche per poter sostenere la spesa. E così anche nel caso in cui si acquista un’auto per un regalo. Ma il fisco è cieco su queste cose e i controlli scattavano in automatico in base a programmi computerizzati che incrociavano dati sintetici. Certo è che dietro la compravendita di veicoli si nascondono a volte anche raggiri fiscali finalizzati all’evasione . Nel complesso, però, i risultati ottenuti dall’amministrazione finanziaria in questo senso sono stati insoddisfacenti.

Cosa dice la Corte di Cassazione

Da circa un anno questo sistema di controlli è decaduto. Vuoi un po’ perché il redditometro si è rivelato uno strumento di fatto inefficace, vuoi perché col tempo il fisco sta affinando altri strumenti di verifica legati all’acquisto di autoveicoli che presto saranno introdotti nel sistema. Il che è stato anche riconosciuto da una recente sentenza della Corte di Cassazione (numero 26672 del 2019).

Nella sostanza i giudici della suprema Corte hanno legittimato l’accertamento sull’acquisto di auto di lusso mediante redditometro, strumento di controllo che però è sospeso. Dal 2016, infatti, non è più efficace perché era stato ritenuto poco funzionale e il Decreto Dignità del governo Conte l’aveva congelato in attesa di una riforma che però sembra ancora non essere pronta.

Acquisto auto, stop agli  accertamenti fiscali

Allo stato attuale, dunque, se una persona senza reddito alcuno si intestasse un’auto o una casa, l’Agenzia delle Entrate non potrebbe avviare controlli di alcun genere, non potrebbe cioè ponderare la spesa sostenuta alla luce della dichiarazione dei redditi del contribuente e ritenere che la stessa sia sproporzionata come prevedeva appunto il redditometro. Strumento che, tra le altre cose, faceva scattare i controlli anche in caso in cui l’acquirente era in grado di dimostrare la provenienza del denaro e la possibilità di mantenere un’auto di lusso. Insomma, pratiche di verifica che, non solo erano inefficaci a tutti gli effetti, ma anche parecchio onerose per le casse dello Stato con il rischio di non giungere a nessun risultato concreto in tema di evasione fiscale.