I contributi pubblici per la pensione sono sempre obbligatori. Cioè devono essere versati in costanza di rapporto di lavoro o fintanto che sussista attività autonoma. La legge non fa eccezioni, ma spesso accade che, soprattutto per autonomi e liberi professionisti, i versamenti avvengano in ritardo o siano omessi. Le ragioni possono essere tante.

Negli ultimi tempi, secondo i dati Inps, sono aumentati i casi di morosità e le domande di dilazione, in particolare nella gestione artigiani e commercianti. Colpa della crisi economica, dell’inflazione e del conseguente aumento degli importi da versare per la pensione.

Ma non sempre le azioni di recupero vanno a buon fine.

Contributi mancanti o versati in ritardo

Per il lavoratore c’è, poi, il rischio di trovarsi buchi contributivi al momento della domanda di pensione che potrebbe essere più bassa o addirittura negata se non si raggiungono i requisiti contributivi minimi. In questo caso, quindi, cosa si può fare? C’è ancora la possibilità di colmare le lacune?

Ebbene, non tutto è perduto. La normativa permette sempre di versare i contributi mancanti anche in momenti successivi, sia prima che dopo la domanda di pensione. Per farlo è necessario presentare una richiesta di ricostituzione della pensione, se il contribuente sta già percependo la rendita.

Ovviamente, questo passaggio, a differenza di quanto avviene per il lavoratore, non è completamente gratuito. L’Inps effettuerà i dovuti conteggi applicando ai contributi dovuti gli interessi relativi al periodo trascorso dal momento in cui erano dovuti fino alla data di presentazione della ricostituzione. Il che potrebbe diventare particolarmente oneroso.

La ricostituzione della pensione

Come abbiamo visto, durante l’attività lavorativa l’Inps richiede sempre e comunque il pagamento dei contributi versati in ritardo o omessi, ai titolari di partita IVA. Operazione che comporta anche l’applicazione di sanzioni oltre che di interessi passivi.

Se, invece, il contribuente è già in pensione, può chiedere la ricostituzione.

L’istituto permette, in questo caso, solo di ottenere una maggiorazione della rendita attraverso il ricalcolo sulla scorta di quanto versato in più e dopo che i soldi saranno confluiti sulla propria posizione previdenziale.

Non sempre la ricostituzione della pensione mediante versamenti contributivi è vantaggiosa. Se i periodi scoperti per i quali si chiede il riconoscimento della misura della rendita sono molto vecchi, c’è il rischio di dover pagare molto caro l’operazione. Più si va indietro nel tempo, infatti, maggiori saranno gli interessi calcolati e cumulati sugli importi dovuti.

A volte pagare per colmare vuoti contributivi, quindi, non è conveniente perché si rischia di ottenere una rendita di poco superiore a fronte di versamenti onerosi. Diverso i periodi da riscattare sono più recenti rispetto alla liquidazione della pensione. In questo caso, gli interessi sono più bassi.

Versamento contributi e domanda di ricostituzione

Da ricordare che la domanda di ricostituzione può essere presentata in qualsiasi momento. Non sono previsti termini di decadenza. L’istanza può essere presentata direttamente online sul sito Inps accedendo con le proprie credenziali digitali (Spid, Cie o Cns).

In alternativa si può utilizzare il canale del Contact Center al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164164 da rete mobile o rivolgendosi gratuitamente agli enti di patronato o a professionisti abilitati.

Riassumendo…

  • I lavoratori autonomi che non hanno versato contributi per la pensione possono farlo in qualsiasi momento.
  • E’ possibile colmare vuoti contributivi anche dopo la pensione attraverso domanda di ricostituzione.
  • La domanda di ricostituzione della pensione comporta il versamento di contributi maggiorati da interessi.