Gli italiani annegano nelle spese e le promesse di un condono Meloni in stile Draghi offre una piccola speranza. Mentre bruciano man mano le risorse messe da parte per i tempi magri, brucia anche qualcos’altro. Roghi simbolici, diventati però segno evidente di un’Italia sempre più in difficoltà a tenere il passo dei rincari. E sarebbe strano il contrario visto che gli effetti diretti della crisi energetica sono figli non solo della recessione pandemica ma anche di strategie geopolitiche che hanno finito per chiedere il conto, come sempre accade, ai cittadini.

A coloro che subiscono le conseguenze più concrete dei conflitti, fino a chi ne sconta l’effetto domino. Fatto sta che, al momento, col nuovo Governo in costruzione e un fiume di promesse, prudenti o meno, che ha accompagnato la campagna elettorale, dovrà per forza di cose scattare l’ora dei fatti concreti. In ballo c’è il futuro della stragrande maggioranza dei cittadini, provati dal caro bollette e da una capacità di spesa sempre più assottigliata, fra lavoro instabile e il flipper impazzito dei costi in aumento su tutta la catena di produzione, dalla materia prima al consumatore. Tanto che sono stati i conti finali a finire al rogo. Quelli di luce e gas per l’esattezza, al centro di una protesta animata dai sindacati e tradotta in una dimostrazione eloquente di lavoratori, giovani e meno giovani, pensionati e professionisti. Bollette (da svariate centinaia di euro, e a volte più) bruciate. Non per sfuggire al pagamento ma per mettere in evidenza una realtà che accomuna sempre più attività: le fatture fanno chiudere.

Bollette e povertà

Il folle volo dei prezzi ha già prodotto le prime vittime. E se sui consumi domestici si ragiona in termini di austerità, abbassando i gradi e mettendo la sveglia un’ora prima per ricordarsi di spegnere in anticipo il riscaldamento, per le attività lavorative il conto da pagare rischia di essere anche più elevato.

Il rapporto Censis, pubblicato qualche giorno fa, dà le misure del quadro sconsolate delle imprese italiane: 300 mila a rischio crollo, soffocate da debiti per 300 miliardi. Numeri abbastanza chiari di per sé. I quali rischiano, peraltro, di rafforzare ulteriormente il bilancio delle famiglie in condizioni di povertà o sulla soglia di essa. Ben 3 milioni di famiglie secondo il rapporto, per un totale di 10 milioni di individui. Difficile che il nuovo Governo, appena insediato, spazzi via le piaghe sociali di un Terzo millennio che galoppa spedito nella sua contemporaneità ma che arretra sul piano della tutela della stabilità economica delle famiglie. E la nuvola dorata del progresso appare come un mero lenitivo rispetto a quei guai che, proporzionalmente all’epoca di riferimento, accomunano la Storia dell’uomo. E allora i lavoratori, strozzati dalla crisi, iniziano a tradurre in gesti concreti la loro frustrazione, bruciando simbolicamente le bollette in segno di protesta. Senza dimenticare coloro che soffrono in silenzio, calcolatrice alla mano, mese per mese.

Condono Meloni, l’incognita del bilancio

Niente miracoli e nessuno se li aspetta, ma un condono Meloni ci vorrebbe proprio. Piani concreti però sì. In campagna elettorale, Fratelli d’Italia e il Centrodestra tutto avevano puntato forte sulla stabilizzazione del lavoro, sull’adeguamento delle pensioni e sull’ammortizzazione della pressione fiscale sulle spalle dei contribuenti. Volontà, anche queste, da tradurre in fatti. E non è detto che il piano di condono fiscale della Meloni possa essere messo in atto a breve. C’è da superare in primis l’esame della costituzione della squadra del prossimo esecutivo, poi quello altrettanto impegnativo della Manovra. E mentre l’Europa lavora al tetto al prezzo del gas, ci sarà da fare i conti con il bilancio interno.

Reperire risorse per sgravare i cittadini da qualche tassa arretrata e poter ripartire con un nuovo piano fiscale. Ancora una volta, però, sarà una partita a incastri. Col rischio che tra il confermare le misure in atto per il sostegno alla cittadinanza e aggiungerne di nuove si vada fuori dai parametri. Di contro, la pazienza sempre più provata dei cittadini. L’assestamento richiederà tempo ma il nuovo Governo non potrà prendersene più di tanto. Le bollette non aspettano e le prime risposte dovranno arrivare già prima dell’inverno.