E’ ora di andare in pensione e non sai a quanto ammonta il TFR? Esistono dei semplici software in rete che lo calcolano, ma per sapere con esattezza a quanto ammonta il trattamento di fine rapporto accantonato e rivalutato negli anni presso il datore di lavoro, è sufficiente controllare la busta paga dove viene indicato in apposita casella.

Tuttavia il dato potrebbe non essere veritiero al 100%. Non tutti sanno, infatti, che il TFR si rivaluta nel tempo, cosi come il montante contributivo che ogni lavoratore matura presso la gestione pensionistica Inps di appartenenza.

Per cui è bene informarsi e conoscere quale è il coefficiente di rivalutazione del TFR che deve essere applicato al fine di avere la giusta liquidazione quando si lascia il lavoro, vuoi per pensionamento, dimissioni o licenziamento.

Il coefficiente di rivalutazione del TFR

Il coefficiente di rivalutazione del TFR è una percentuale, calcolata mese per mese, utilizzata per incrementare (e quindi rivalutare) il fondo TFR accantonato fino all’anno precedente. Tale sistema di calcolo è stato introdotto per la prima volta con la legge numero 297 del 1982 in riforma all’articolo 2120 del Codice Civile. Da allora, le quote di TFR di ogni singolo lavoratore crescono come se le somme fossero depositate in banca. Ma quale è il coefficiente di rivalutazione del TFR? Per determinare il parametro in un determinato mese si calcola il 75% della variazione dell’indice Istat FOI rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente e si somma il risultato ad un tasso fisso stabilito per legge nella misura dell’1,5%, ottenendo così il “tasso di rivalutazione annuale del TFR“. Poiché il tasso dell’1,5% è annuale va rapportato al numero di mesi trascorsi dall’inizio dell’anno. La rivalutazione si calcola sempre sul fondo TFR accantonato fino all’anno precedente, per cui al TFR maturato nell’ultimo anno non si deve applicare alcuna rivalutazione.

La tassazione rivalutazione del TFR

Anche la rivalutazione del TFR, o meglio, del fondo TFR, è soggetta a tassazione che è cambiata nel corso del tempo. A partire dal 2001 sulla rivalutazione viene applicata un’aliquota fissa dell’11%, che dal 2015 è stata poi innalzata al 17% per le rivalutazioni dei trattamenti decorrenti dal 1 gennaio 2015. In questo caso la rivalutazione incrementa sempre il fondo TFR ma, essendo tassata separatamente, non confluisce nella base imponibile.

Tassazione separata del TFR, come funziona

La tassazione separata del TFR riguarda un regime fiscale differenze che viene applicato su redditi percepiti una tantum e segue meccanismi di calcolo diversi dalla tassazione ordinaria. Tali redditi, come appunto il trattamento di fine rapporto (TFR), non concorrono a formare il reddito complessivo del contribuente e sono spesso tassati separatamente per evitare un prelievo fiscale troppo oneroso. La tassazione separata non segue quindi i principi fissati dalla tassazione ordinaria legata agli scaglioni Irpef, ma va per conto suo. L’aliquota della tassazione separata per il TFR viene calcolata facendo la media sui redditi prodotti nel biennio antecedente la liquidazione delle somme spettanti. Sicchè, se un lavoratore ha percepito redditi soggetti ad aliquota media del 27%, anche per il TFR si applicherà la stessa percentuale. Se nel biennio in esame non sono stati percepiti redditi, il fisco applicherà l’aliquota corrispondete allo scaglione Irpef più basso, cioè il 23%.