“Se aggiungi poco al poco, ma lo farai di frequente, presto il poco diventerà molto” – Sembrano profetiche le parole di Esopo, soprattutto in un periodo storico dove il poco è veramente poco quando si tratta delle pensioni di chi lascia il lavoro e ha davanti ancora molti anni come aspettativa di vita. Dunque, come diceva il famoso Lubrano, la domanda sorge spontanea.

Tfr o fondi pensione? Molti lavoratori, spaventati dalla propaganda che dipinge uno scenario sempre più incerto per le pensioni degli italiani, non sanno cosa fare per assicurarsi una rendita per quando smetteranno di lavorare.

In futuro le pensioni non saranno in grado di assicurare una vita dignitosa e tranquilla. Non lo sono mai state, a dire il vero, ma la tendenza è quella di uno scivolamento verso il basso. Così si rende sempre più necessario preoccuparsi di ottenere una previdenza complementare utilizzando i soldi del Tfr.

Come farsi una pensione integrativa col Tfr

I fondi pensione, come abbiamo visto in tanti precedenti articoli, offrono una soluzione che non è ideale. I soldi accantonati nel trattamento di fine rapporto, Tfr o Tfs, sono periodicamente trasferiti verso fondi negoziali di categoria, fondi aperti o piani individuali di accumulo. Al momento del pensionamento del lavoratore viene liquidata una rendita sulla base del rendimento del fondo negli anni.

E qui sta il punto. Perché il rendimento non è certo come per il Tfr e il lavoratore si accolla il rischio anche di pesanti perdite. Come pure di guadagni, ben inteso. Ma è sempre un rischio che non vale la pena correre trattandosi di soldi che devono essere destinati a uno scopo ben preciso. L’esempio recente della Gran Bretagna è sotto gli occhi di tutti.

L’alternativa, sempre valida, è quella di tenersi stretto il Tfr senza devolvere nulla ai fondi pensione. Alla fine dell’attività lavorativa si potrà utilizzare questo tesoretto accumulato negli anni e che offre sempre un rendimento garantito, benché minimo ma che segue l’inflazione.

Ma come fare a trasformare il Tfr in pensione complementare?

Come investire 80mila euro a fine carriera

Prendiamo a esempio il Tfr di un operaio che dopo 40 anni di lavoro può arrivare a valere circa 80mila euro. Come far fruttare questo malloppo per ottenere una pensione integrativa? La prima cosa da fare è non rivolgersi a rapaci gestori (banche e assicurazioni), sempre pronti ad allungare le mani sui vostri soldi. Quindi informarsi adeguatamente sulle soluzioni.

La più semplice e ottimale è quella di investire i soldi del Tfr in titoli di stato indicizzati all’inflazione. Come i Cct (Certificati di Credito del Tesoro) o i Btp Italia. Ma vanno bene anche i Btp a tasso fisso o le emissioni sovranazionali della Bei (Banca europea degli investimenti). Si possono acquistare in euro o in dollari.

Recentemente il Mef ha collocato sul mercato il Btp Italia 2028 (Isin IT0005517187) con cedola fissa minima garantita all’ 1,60% per sei anni pagabile ogni sei mesi e premio fedeltà dello 0,8%. Cosa significa questo? Chi ha sottoscritto questo strumento finanziario si garantisce un rendimento minimo e sicuro del capitale per 6 anni e nel 2028 si vedrà restituire il capitale investito maggiorato dello 0,8%.

Quindi 80mila euro del Tfr investiti nel Btp Italia frutterebbero come minimo 1.280 euro all’anno (640 euro ogni sei mesi). Soldi da sommare alla pensione dell’Inps. E nel 2028 si otterrà dallo Stato la restituzione dell’intero capitale (80mila euro) maggiorato di 640 euro. Quindi il denaro torna nella disponibilità del pensionato. Cosa che i fondi pensione non fanno.