Per andare in pensione bisogna soddisfare generalmente almeno due requisiti. Uno anagrafico e l’altro contributivo. In alcuni casi basta solo quello contributivo, come quello previsto per le pensioni anticipate con 41-42 anni e 10 mesi di versamenti. In altri è necessario soddisfare anche dei requisiti soggettivi, cioè appartenere a determinate categorie di lavoratori (gravosi, usuranti, caregiver, licenziati o invalidi).

La domanda di pensione non può essere presentata se questi requisiti non sono soddisfatti. Pena il rigetto della richiesta da parte dell’Inps.

Vi sono però delle eccezioni e sono rappresentate dalla Ape Sociale. Non si tratta di una vera e propria pensione, ma di uno scivolo pubblico concesso a determinate condizioni.

In pensione senza aver raggiunto i requisiti

L’anticipo pensionistico previsto da Ape Sociale è disciplinato dalla legge di bilancio del 2017 e prevede due finestre di uscita. La prima entro il 31 marzo e la seconda entro il 15 luglio. Ve ne è poi una terza, entro il 30 novembre, che rappresenta una finestra residuale che consente al lavoratore di presentare la domanda di pensione senza le garanzie di ottenerla perché dipendente dalle disponibilità a bilancio dell’Inps.

Detto questo, bisogna sapere che i requisiti per andare in pensione con Ape Sociale possono essere soddisfatti anche dopo che si è presentata la domanda. Purchè questi requisiti siano soddisfatti entro il 31 dicembre 2023. Quello che infatti è bene sapere è che la domanda che si presenta all’Inps entro le date delle finestre di cui sopra non è una vera e propria richiesta di pensione, ma una istanza di verifica dei requisiti.

Solo al termine dell’istruttoria che dura tre mesi al massimo il lavoratore dovrà cessare l’attività e presentare richiesta di pensione. Pertanto chi non ha i requisiti a ottobre, ad esempio, ma li avrà a dicembre, ha diritto ad Ape Sociale.

Requisiti per Ape Sociale

Ricordiamo qui brevemente quali sono i requisiti per ottenere la pensione con Ape Sociale.

Il primo è quello dei 63 anni di età. Il secondo è quello contributivo che varia in base al tipo di lavoro svolto. Per chi è in stato di disoccupazione, è invalido civile o caregiver bastano 30 anni di contribuzione. Per i lavoratori gravosi, così come elencati dalla normativa vigente, servono 36 anni di contributi, ad eccezione degli operai edili e dei ceramisti per i quali ne bastano 32. Alle donne è riconosciuto uno sconto fino a 2 anni di contributi in presenza di uno o più figli.

Il lavoratore, in ogni caso, deve anche poter dimostrare di trovarsi nelle condizioni previste dalla normativa per soddisfare i requisiti soggettivi. Quindi essere caregiver, invalido o licenziato come risulta da apposite certificazioni o comprovate dichiarazioni. Il lavoro gravosi deve invece risultare dalla banca dati del Ministero del Lavoro e dall’inquadramento professionale del soggetto per il tempo necessario previsto.

Ape Sociale e pensione

Come detto Ape Sociale non è una vera e propria pensione ma l’importo è calcolato sulla base dell’età anagrafica del richiedente e dei contributi versati. L’importo, in ogni caso, non può superare i 1.500 euro lordi mensili. Non è prevista la tredicesima e nemmeno la perequazione automatica.

Al momento del raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia, Ape sociale decade e l’interessato inizierà a percepire la rendita piena, se spettante, comprensiva di tredicesima e rivalutazione periodica.

Riassumendo…

  • I requisiti per Ape Sociale possono essere raggiunti anche dopo aver presentato la domanda.
  • Le finestre di uscita sono 2 durante l’anno, più una terza residuale.
  • L’istanza è atta a verificare il possesso dei requisiti e non a concedere la pensione.