Quando si avvicina l’appuntamento della pensione è sempre un enigma per il lavoratore. Fra cambiamenti, deroghe, nuove regole e quant’altro è diventato oggi difficile conoscere tutte le opportunità per lasciare in anticipo il lavoro. Anche perché di anno in anno cambia sempre qualcosa. Resta, tuttavia, invariata la possibilità di uscita con i requisiti di vecchiaia.

La pensione ordinaria si ottiene sempre a 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Almeno fino al 2026. Dall’anno successivo l’età potrebbe tornare a salire in funzione dell’allungamento della speranza di vita, come previsto dalla legge.

Ma se questi sono i requisiti, quanto prenderà un lavoratore che va in pensione a 67 anni il prossimo anno?

A quanto ammonta la pensione a 67 anni?

Dare una risposta precisa non è facile poiché sono diversi i fattori che incidono sul calcolo della pensione. Innanzitutto dipende dal montante contributivo, cioè da quanti contributi sono stati versati durante la carriera lavorativa. Più alto è il montante, maggiore darà l’importo dell’assegno.

Poi c’è da tenere conto del sistema di calcolo. Posto che un lavoratore abbia versato sia nel sistema retributivo che in quello contributivo, la pensione sarà calcolata in maniera diversa in base a quanto è stato versato prima del 1996 e dopo tale anno. Di base, però, bisogna sapere che più passa il tempo, più preponderante sarà il sistema di calcolo contributivo, meno favorevole per il lavoratore.

Al momento la maggior parte delle rendite di vecchiaia sono liquidate col sistema di calcolo misto della pensione. Sistema ibrido, il cui calcolo varia da soggetto a soggetto in base al monte contributivo, in base agli stipendi percepiti e anche al coefficiente di trasformazione. Per cui non è facile prevedere l’importo della pensione.

L’importo della pensione di vecchiaia

Diverso è il caso in cui un lavoratore va in pensione a 67 anni avendo contributi solo nel sistema contributivo.

In questo caso sapere quale sarà l’importo della pensione è più semplice perché al montante contributivo si applica il relativo coefficiente di trasformazione che a 67 anni è pari al 5,723%.

Posto quindi che un lavoratore abbia versato contributi per 150 mila euro, si ritroverà una pensione pari a 8.585 euro all’anno (660 euro al mese). Se il montante fosse di 200 mila euro, la pensione salirebbe a 11.446 euro all’anno (880 euro al mese). E così via.

Da sapere che, per i lavoratori che ricadono totalmente nel sistema di calcolo contributivo, la pensione di vecchiaia può essere liquidata solo se l’importo è superiore a 1,5 volte l’assegno sociale (503,27 euro al mese nel 2023). Quindi la rendita non deve essere inferiore a 6.542 euro all’anno, altrimenti non si matura il diritto.

Oggi questo limite non sembra preoccupare. L’importo medio delle rendite in Italia è abbondantemente sopra i 1.000 euro al mese. Tuttavia, questo livello si sta abbassando col passare del tempo, proprio per il venir meno del sistema di calcolo retributivo ella pensione.

In ogni caso, in rete sono disponibili programmi gratuiti che simulano la pensione futura. Molto utile è anche il simulatore Inps Pensami che evidenzia anche tutti gli scenari pensionistici cui ha diritto il lavoratore.

Riassumendo…

  • La pensione di vecchiaia è confermata a 67 anni fino al 2026 con almeno 20 anni di contributi.
  • L’importo della pensione varia in base a diversi fattori di calcolo di cui al sistema misto.
  • Chi ha versato solo nel sistema contributivo avrà una pensione più bassa.
  • L’importo della rendita non può essere inferiore a 1,5 volte l’assegno sociale.