Quella messa in atto dal governo per far fronte alla crisi Covid è stata descritta spesso come una pioggia di bonus. Eppure tra cassa integrazione non pagata, Naspi scaduta e non prorogata e paletti più rigidi per il bonus 600 euro per alcune categorie di lavoratori beneficiari, sono in molti a scriverci chiedendo perché i soldi non arrivano e che cosa fare per ottenere quanto spetterebbe. Vediamo la situazione voce per voce: quando saranno pagate Naspi, cassa integrazione e bonus 600 euro?

Pagamento Naspi: calcolo e data pagamento. Perché questo ritardo

A maggio il decreto Rilancio (articolo 92) ha confermato la proroga per due mesi dell’indennità Naspi in scadenza o scaduta tra il 1° marzo e il 30 aprile 2020.

Prima di analizzare le ragioni del ritardo è bene capire se spetta o no la Naspi aggiuntiva perché sulle date viene fatta confusione. la finestra temporale suddetta, infatti, si riferisce alla scadenza della Naspi. Non rileva, invece, la data in cui è stato ricevuto l’ultimo pagamento, se non coincide: se, ad esempio, se la il lavoratore ha incassato l’assegno nel suddetto periodo, ma si tratta di un pagamento in ritardo riferibile ad altra data, sarà escluso dai beneficiari. A volte, quindi, si parla di ritardo nel pagamento ma la verità è che non se ne ha diritto.

Bonus 600 euro: class action contro i paletti più rigidi e il rigetto delle domande

Anche lo scenario del pagamento del bonus 600 euro è abbastanza complesso e assolutamente non lineare. Tra gli esclusi dal bonus ci sono iscritti come cococo e cocopro senza che, all’apertura della partita IVA, il commercialista comunicasse il passaggio oppure gli iscritti dallo scorso anno che, quindi, naturalmente, non hanno ancora versato contributi. Sembra che ci sia anche una disomogeneità territoriale perché alcune sedi si sono mosse autonomamente a sbloccare i pagamenti sospesi per evitare futuri ricorsi.

In altri casi invece chi ha fatto l’iscrizione retroattiva sta ancora aspettando che arrivino i soldi.

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Arretrati cassa integrazione: ritardi nei pagamenti smentiti

Ma il vero giallo probabilmente è quello della cassa integrazione. Da un lato il governo smentisce le criticità attuali. Anche l’Inps, per voce del vice presidente, MariaLuisa Gnecchi, ha confermato che l’arretrato è stato smaltito: “i ritardi nell’erogazione della cassa integrazione non possono essere imputati a priori all’Inps. Per verificare di chi sono i ritardi si deve vedere quando è stata inviata la domanda di cassa integrazione da parte dell’azienda, quando l’Inps ha risposto con l’autorizzazione e quando poi l’azienda o il consulente hanno risposto con l’Sr41. Ho controllato personalmente alcuni casi e nonostante l’autorizzazione dell’Inps entro cinque giorni dall’invio della domanda il modelli Sr41 è arrivato dopo 15 giorni”.

A prescindere da chi abbia la colpa, sembrerebbero mancare ancora all’appello circa 200 mila pagamenti. Si tratta dei pagamenti che dovevano essere eseguiti direttamente dall’Inps.

Dure le critiche dell’opposizione. Maurizio Gasparri accusa: “Tridico è un bugiardo. Ha ingannato gli italiani e si deve dimettere. Aveva detto che entro venerdì tutti gli aventi diritto alla cassa integrazione sarebbero stati pagati. Ha mentito. Ho le tabelle ufficiali Inps dalle quali risulta che per la cassa integrazione in deroga gli aventi diritto sono 2.228.000, mentre le persone che riceveranno il pagamento sono 1.850.000. Per la cassa integrazione ordinaria: aventi diritto 1.840.000, con 1.565.000 pagati. La differenza, numeri ufficiali alla mano, è superiore a un milione di persone”.

Conte dal canto suo non sembra perdere consensi e ribadisce che “gli Stati generali non sono una passerella. Noi abbiamo lavorato tanto. Ma ben venga anche il piano di Confidustria. Se ha lavorato, ha raccolto l’invito del governo nel modo più giusto, è una competizione virtuosa per il futuro del paese”.

Ritardi nei pagamenti: i rischi nella fase 3 del Covid

Chiudiamo con le parole del presidente del Senato, Elisabetta Alberti Casellati: “Ogni partito si assumerà le sue responsabilità. Io penso che la fase 3 debba significare lavoro, lavoro, lavoro e quindi riaprire tutte le attività in sicurezza, mettendo soldi nelle tasche degli italiani. Il fattore tempo è decisivo. Se i soldi non arrivano subito dall’Italia e dall’Europa, la nostra economia è morta’‘.