Anche la casalinga è soggetta a redditometro? Se chi si occupa della gestione della casa e non lavora riceve sul proprio conto corrente un accredito è tenuta a giustificarne al Fisco la provenienza e a motivare, in caso di accertamento, la causale del versamento oppure si tratta di timori infondati? La casalinga che non ha mai lavorato e non ha altre fonti di reddito è nullatenente agli occhi del Fisco. Se però conduce uno stile di vita superiore alle sue possibilità può essere oggetto di controlli fiscali?

Sulla carta i controlli del Fisco possono riguardare casalinghe e studenti: peraltro sono algoritmi informatici a fornire all’Agenzia delle Entrate possibili situazioni a rischio evasione mediante controlli dati incrociati.

Se quindi il marito compra una casa per le vacanze, una macchina di lusso e intesta i beni alla moglie casalinga oppure se quest’ultima riceve un accredito di una cifra importante sul suo conto, è possibile, anzi probabile, che il sistema riscontri la discrepanza tra la dichiarazione dei redditi e il tenore di vita e che quindi faccia scattare gli accertamenti fiscali.

In questo caso cosa si rischia? Sussiste una presunzione di evasione, o più propriamente di elusione fiscale: spetta alla casalinga dimostrare da dove arrivano i soldi e/o i beni intestati. Nella teoria infatti la casalinga potrebbe nascondere attività di lavoro in nero. E non basta dimostrare che il marito o chi ha trasferito i soldi o intestato i beni, abbia un lavoro o sia benestante. Ecco perché tutte le operazioni devono essere tracciabili e trasparenti, dai bonifici alle intestazione di auto, casa etc.

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