In occasione della giornata internazionale di lotta alla povertà, Caritas Italiana ha presentato il suo 21° Rapporto sulla povertà ed esclusione sociale. Dal rapporto emerge che nel 2021 i poveri assoluti nel nostro Paese sono stati circa 5,6 milioni, di cui 1,4 milioni di bambini. La Caritas fa anche una valutazione delle politiche di contrasto alla povertà, a cominciare dal reddito di cittadinanza e dalla pensione di cittadinanza. Strumenti, quest’ultimi, che purtroppo non sembrerebbe essere sufficienti come mezzo di contrasto della povertà assoluta.

Vediamo meglio di cosa si tratta e quali sono i limiti del sussidio.

Il reddito di cittadinanza non funziona? Ecco i numeri della Caritas

Il rapporto della Caritas, purtroppo, evidenzia un quadro di certo non roseo, soprattutto per quel che riguarda gli strumenti di welfare istituiti per contrastare la povertà delle famiglie italiane. Pur sostenendo la validità di strumenti come il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza, la Caritas spiega il motivo per il quale essi non siano sufficienti.

In particolare, si legge nel rapporto, il reddito d cittadinanza, da quando è stato introdotto, “è stato percepito da 4,7 milioni di persone. Tuttavia, per come è disegnato, raggiunge poco meno della metà dei poveri assoluti, circa il 44 per cento.

Questo non significa che non sia un valido strumento di lotta alla povertà. Il punto è che, con i criteri attuali, “viene esclusa una quota consistente di poveri assoluti”. Si tratta soprattutto di:

  • stranieri;
  • famiglie numerose;
  • poveri residenti al Nord.

Attualmente, il reddito di cittadinanza è infatti percepito nella quasi totalità dei casi da cittadini comunitari, “ma l’incidenza di povertà assoluta fra gli stranieri è quattro volte superiore rispetto a quella degli italiani”.

Il 41% dei nuclei percettori è composto da una sola persona, mentre l’incidenza di povertà assoluta è più alta tra le famiglie con un elevato numero di componenti.

Infine, il 70% dei percettori del reddito di cittadinanza vive al Sud, nonostante il fatto che il 42,6% delle famiglie povere risieda al Nord.

Il motivo è che le regole e gli importi della misura sono unici in tutto il Paese, ma le soglie di povertà usate dall’ISTAT sono maggiori al Nord, riflettendo il maggiore livello medio dei prezzi.

Insomma, per la Caritas Italiana, l’Istituto del reddito di cittadinanza andrebbe rivisto per consentire una migliore distribuzione tra i soggetti che ne hanno bisogno. In particolare, dovrebbero essere modificati i limiti di accesso e gli importi del sussidio stesso.