Con la progressiva riduzione della concessione del Reddito di Cittadinanza, gli strumenti a disposizione delle famiglie hanno iniziato ad assottigliarsi. Se non altro in merito al sostegno diretto al reddito.

Tuttavia, nonostante il giro di vite sul principale sistema di aiuto alle famiglie, peraltro già pesantemente revisionato durante il governo Draghi, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha promesso una sterzata in ambito assistenziale per quel che riguarda i nuclei familiari più numerosi. Anzi, per l’esattezza una forma di contribuzione implementativa per quelle famiglie che, attraverso la loro stessa formazione, consentano di contrastare i numeri sulla denatalità in Italia.

Nel corso degli eventi del Meeting di Rimini, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, aveva preventivato interventi economici per le famiglie con tre o più figli, accodandosi alle dichiarazioni del titolare del dicastero, secondo il quale anche un’eventuale riforma pensionistica non avrebbe funzionato con un tale deficit delle nascite.

Il tema della natalità resta quindi fondamentale, non solo per il Governo ma per il futuro stesso del Paese. Per questo gli aiuti alle famiglie numerose costituiscono un passo fondamentale per riuscire a superare l’onda dell’inflazione e consentire ai genitori di conciliare gli impegni lavorativi con quelli necessari per la cura delle relazioni interfamiliari. E se sul Reddito di Cittadinanza si andrà via via a limare le risorse, su altri fronti ci si appresta a fare di più. In primo luogo, il Governo sta da tempo pensando di utilizzare strumenti diversi dal mero indicatore Isee per il calcolo dei redditi, puntando forte sull’introduzione del Quoziente familiare. Una misura che, di fatto, andrebbe direttamente a favorire le famiglie, a prescindere dal fatto che, all’interno del nucleo, a lavorare siano una o più presone.

Quoziente familiare e sgravi fiscali: come si calcola e quanto si risparmia

Da tempo allo studio del governo, il Quoziente familiare andrebbe a favorire il calcolo delle imposte in relazione a coefficienti determinati dal reddito complessivo delle famiglie.

E, chiaramente, dal numero dei suoi componenti. In sostanza, piuttosto che su redditualità e patrimonio in cumulo, il calcolo delle potenzialità economiche delle famiglie riguarderà esclusivamente l’insieme dei redditi prodotti come unica unità impositiva. Naturalmente, anche il sistema di calcolo sarebbe estremamente semplificato, in quanto basterebbe semplicemente rapportare il coefficiente familiare del nucleo alla somma dei redditi lordi prodotti. Il coefficiente, peraltro, andrebbe ad alzarsi man mano che il numero dei componenti si alza. Ad esempio, se il contribuente con il reddito più alto vedrà applicato un coefficiente pari a 1, al coniuge ne spetterà uno identico. Dopodiché:

  • un familiare a carico: 0,5;
  • due familiari a carico: 1;
  • tre o più familiari a carico: 2.

C’è anche un piano di risparmio. L’obiettivo è quello di garantire alle famiglie un ammontare di risorse complessivo che, dopo il pagamento delle imposte, sia pari a quello precedente. Per far questo, erano state ipotizzate due possibilità di applicazione della tassazione. In primis la divisione per due dei redditi complessivi dei coniugi, con aliquota applicata pari al 50% del reddito. Più probabile, invece, la tassazione per quote del reddito complessivo della famiglia, con applicazione di coefficienti crescenti in base alla composizione del nucleo. Ossia, i criteri base del Quoziente familiare.

È chiaro che una tassazione vantaggiosa rappresenta solo un primo passo. Occorre l’adeguamento di un sistema che, al momento, rende l’accrescimento del nucleo familiare estremamente complicato da sostenere. Anche perché, la nascita di un figlio continua a imporre – perlopiù alle donne – la scelta tra cura della famiglia e la carriera. Piuttosto che proporre sistemi in grado di conciliare il tutto.

Riassumendo…

  • Il governo punta al sostegno delle famiglie numerose, agevolandole sul piano fiscale;
  • l’introduzione del Quoziente familiare andrebbe a rivedere nel complesso il calcolo delle potenzialità economiche delle famiglie, escludendo la componente patrimoniale;
  • il coefficiente applicato sulle imposte salirebbe parallelamente al numero dei componenti dello stato di famiglia.