Dopo il taglio Irpef, arriva anche l’esonero contributi una tantum per il 2022. La misura, contenuta nella manovra finanziaria, è rivolta ai lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato.

Più soldi in busta paga, quindi, per il 2022. Ma solo per quest’anno, altrimenti l’esonero contributi rischia di pesare eccessivamente sul bilancio degli enti previdenziali.

Esonero contributi 2022, come funziona

Premesso che l’esonero contributi, insieme alla riforma Irpef, renderà più pensati le buste paga dei lavoratori dipendenti, vediamo come funziona il bonus e a chi è riservato.

La misura ha effetto solo per il 2022 e interessa tutti i lavoratori dipendenti che percepiscono una busta paga non superiore a 2.692 euro lordi al mese.

La soglia di reddito è quindi mensile e l’esonero contributi vale 0,8% sull’imponibile previdenziale, così come risulta calcolato dal datore di lavoro in busta paga. Da gennaio, quindi, i lavoratori percepiranno qualcosa in più ogni mese sotto forma di risparmio previdenziale.

La soglia limite per calcolare l’esonero è, come detto, 2.692 euro al mese risultante dalla ripartizione dello stipendio annuo su 13 mensilità. Al di sopra di questo limite non spetterà nessun bonus.

200 euro in più in busta paga

Ma in concreto quanto percepiranno in più i dipendenti in busta paga? Il calcolo è presto fatto. Poiché l’aliquota contributiva ai fini pensionistici IVS prevista per i lavoratori assicurati al fondo pensioni lavoratori dipendenti è pari al 33%, basta fare la differenza.

Quindi, facendo un esempio pratico, un operaio con una retribuzione lorda pari a 25.000 euro all’anno, versa circa 8.250 euro di contributi al Inps. Al netto dell’esonero contributi pari a 0,8%, la busta paga sale di circa 200 euro all’anno. 15 euro in più al mese considerando anche la tredicesima.

Con uno stipendio lordo di 30.000 euro all’anno, a conti fatti, il benefico sale a 240 euro all’anno. 18,5 euro al mese. Soldi che saranno accreditati mensilmente con l’elaborazione della busta paga.

E così via in base al livello di reddito da lavoro.

Naturalmente la copertura previdenziale ai fini pensionistici non cambia. L’esonero contributi non impatta sull’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche e il lavoratore continua a maturare la stessa pensione, senza penalizzazioni.