Il Regno Unito è pronto a lasciate l’Unione Europea dopo la vittoria del Brexit. Cosa comporterà questa scelta per i Paesi che resteranno nell’Ue e per le loro imprese che hanno instaurato o che instaureranno rapporti commerciali con il Regno unito?

L’iter di uscita di un Paese dall’Ue non richiede giorni o settimane ma deve essere graduale così come lo è entrare nell’UE: i cambiamenti, quindi, dovranno avvenire nei prossimi 2 anni.

Uno dei primi effetti del Brexit si avvertirà sui trattati internazionali: tutti i diritti riservati ai Paesi membri dell’UE non saranno più estesi anche all’Uk.

I trattati internazionali in essere, quindi, cesseranno e l’UK dovrà procedere alla sottoscrizione di nuovi trattati formali con gli altri Paesi europei.

Con il referendum del 23 giugno il Regno Unito  non è più legato ai principi dell’UE e può decidere di cambiare il proprio fisco internazionale come meglio crede. Ogni ditta o professionista del Regno Unito in UE dovrà conformarsi alle norme Ue per le imprese non comunitarie ma al tempo stesso le imprese europee che operano nel Regno Unito dovranno soddisfare le nuove regole imposte dal regime britannico. Non ci saranno più, quindi, cessioni intracomunitarie per e dal Regno Unito poichè tutte le cessioni e le vendite saranno considerate esportazioni ed importazioni.

Gli operatori britannici che vorranno continuare a collaborare con Paesi UE dovranno nominare rappresentanti fiscali in uno dei Paesi dell’Unione Europea, il che comporterà, tra le altre cose, anche potenziali registrazioni IVA supplementari.

Brexit: cosa cambia nell’IVA?

La Gran Bretagna dopo il Brexit potrebbe anche diventare maggiormente flessibile dal punto di vista fiscale poichè fino ad oggi le aliquote Iva dovevano essere comprese tra il 15 e il 25%; oggi potrebbe essere il governo UK a fissare nuove aliquote IVA ed estendere il campo anche a possibili esenzioni.

Ma anche la decisione di quali aliquote applicare a prodotti e servizi in particolare spetterà al governo del Regno Unito.

Fino ad oggi le cessioni e  gli acquisti tra Regno Unito e Paesi UE erano considerate Operazioni Intracomunitarie con l’obbligo di versare l’Iva su beni inviati e ricevuti per consentire la libera circolazione delle merci.

Brexit decrete, però, la fine dell’obbligo di presentazione degli elenchi Intrastat e le cessioni e gli acquisti saranno considerati come importazioni ed esportazioni soggetti a dazi Iva e dazi doganali.

Esportare ed importate beni dal e per il Regno Unito, quindi, potrebbe diventare più costosio e i tempi del rimborso Iva potrebbero passare dagli attuali 4 mesi richiesti ai residenti a 6-8 mesi.

Per quel che riguarda, invece, le prestazioni di servizio rese nei confronti di un non residente non cambia nulla poichè l’operazione è tassata al committente.

Per querl che riguarda, invece, le operazioni soggette a reverse Charge, l’unico effetto del Brexit sarà quello di dover considerare l’operatore britannico come soggetto residente in altro Stato venedo meno l’obbligo di compilazione e invio Intrastat.