Una delle più grandi criticità del bonus Renzi è il fatto di essere riconosciuto in via del tutto automatica a tutti i lavoratori dipendenti e ad alcune categorie di redditi assimilati, senza iniziale richiesta dei potenziali aventi diritto.

Tutto ciò, per ovvie ragioni, ha fatto sorgere non pochi problemi e perplessità su questo strumento.

È compito di chi ha ricevuto il bonus, preoccuparsi di verificare l’effettiva sussistenza dei presupposti alla base di questo credito ed, eventualmente, comunicarne la rinuncia e la restituzione delle somme, impropriamente, percepite.

Bonus renzi. A chi spettano gli 80 euro?

Il Bonus Renzi è, sostanzialmente, un credito Irpef, di importo massimo di 960 euro annui, ossia 80 euro al mese, che spetta:

  • Ai titolari di redditi da lavoro dipendente;
  • Alcune categorie di titolari di redditi assimilati.

In entrambi i casi, i redditi:

  • Non devono essere superiori a 26.600 euro;
  • Non devono essere inferiori a 8.174 euro “soglia della cosiddetta no tax area”.

Inoltre, per i redditi compresi tra 24.600 e 26.600 euro, spetta un credito inferiore a 960 euro, per calcolarlo bisogna fare un rapporto in cui al numeratore avremo la differenza del reddito massimo (26.600 euro) meno il reddito complessivo percepito (comunque superiore a 24.600 euro) x 960 e al denominatore 2.000.

Se tali presupposti non sussistono, o se sono venuti a mancare durante l’anno d’imposta in questione, bisogna darne comunicazione al proprio datore di lavoro e all’INPS, che provvederanno a non riconoscere più tale credito.

Dunque attenzione, le regole del bonus rimarranno tali anche per il 2020. Si consiglia di verificare l’effettiva sussistenza dei requisiti sopra elencati e, eventualmente, dare opportuna comunicazione di rinuncia. Nel caso in cui ciò fosse avvenuto in ritardo bisogna, ovviamente, anche restituire le somme impropriamente percepite.

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