Sulla rivalutazione delle pensioni minime si è acceso un aspro dibattito parlamentare. Alla vigilia dell’approvazione della legge di bilancio 2023, ancora non si sa esattamente di quanto aumenteranno gli assegni. Tutto sembra ancora da definire e regna l’incertezza generale fra i pensionati.

Unico punto fermo è quello relativo al decreto del Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che stabilisce di quanto dovranno essere rivalutate le pensioni l’anno prossimo. Cioè del 7,3%. Il Governo è però intervenuto modificando le fasce di rivalutazione degli assegni in base al reddito.

Manovra che dovrà passare al vaglio del Parlamento.

Nuove fasce di rivalutazione delle pensioni

Attualmente la legge prevede che le pensioni siano rivalutate al 100% solo fino a 4 volte l’importo del trattamento minimo. Invece, da 4 a 5 volte la perequazione automatica non è piena e scende al 90%. Mentre sopra le 5 volte, la rivalutazione scende al 75%.

In base al nuovo schema di legge governativo, invece, dal 2023 la rivalutazione si farà in base a 6 fasce di rendita annuale e in relazione al valore del trattamento minimo che salirà a 570 euro al mese. Quindi la rivalutazione sarà del:

  • 100% fino a 4 volte il trattamento minimo
  • 80% da 4 a 5 volte il trattamento minimo
  • 55% da 5 a 6 volte il trattamento minimo
  • 50% da 6 a 8 volte il trattamento minimo
  • 40% da 8 a 10 volte il trattamento minimo
  • 35% oltre le 10 volte il trattamento minimo

In pratica, la pensione aumenterebbe non più del 7,3%, ma progressivamente sempre meno. L’incremento sarebbe pieno solo per chi prende 2.280 euro al mese (circa 1.650 euro netti). In questo contesto si sta discutendo anche dell’aumento extra delle pensioni minime.

Pensioni minime a 600 euro per gli over 75

Sulle pensioni minime il Governo ha già indicato di voler procedere a una rivalutazione extra pari al 120%. Quindi l’importo salirebbe da 525 a 570 euro circa al mese. 45 euro in più. Le intenzioni sono buone, ma come fa notare il sottosegretario leghista al Lavoro Claudio Durigon, il problema sono le risorse.

Le pensioni integrate al minimo sono circa 4 milioni, il 25% del totale. Un intervento del genere costerebbe allo Stato circa 2,5 miliardi all’anno. Troppo.

Ecco quindi spuntare l’idea di incrementare solo le pensioni minime per gli over 75 per ridurre la platea dei beneficiari. Magari portandole anche a 600 euro al mese e non subito nel 2023, ma gradualmente entro il 2024. Lanciando, invece, tutte le altre minime soggette alla rivalutazione del 7,3%, come previsto.

In questo modo le risorse da destinare alle pensioni minime sarebbero inferiori a quanto preventivato. Senza rischiare di dover finanziare eccessivamente chi prende pensioni più alte per le quali la rivalutazione è comunque dipendente dall’importo del trattamento minimo.