Siamo a maggio e la riforma pensioni è ancora allo stato embrionale. Finora tante chiacchiere, ma nulla di concreto, se non la volontà da parte del governo a superare (almeno a parole) gli ostacoli previsti dalla Fornero.

La scusa per prendere tempo, oltre alle altre lecite e ragionevoli priorità del momento, è sempre la stessa: mancano i soldi per riformare l’ordinamento pensionistico esistente. Sarà vero? Il dubbio sorge spontaneo dopo che il governo ha stanziato decine di miliardi per salvare banche decotte e per incrementare le spese militari.

La riforma pensioni e il nodo risorse

Sul punto è intervenuto Domenico Proietti, segretario generale della Uil, rincarando la dose. Secondo il sindacato è inammissibile che ogni volta che si tocca l’argomento pensioni in governo sventoli subito la bandiera della mancanza di risorse.

“Le risorse per ripristinare una piena flessibilità – dice Proietti – ci sono serve solo la volontà politica per reperirle. Il sistema previdenziale italiano è in iniquo e tratta i cittadini come numeri di una tabella valutando le pensioni solo come un mero costo, ma le pensioni sono un investimento sociale, sono un diritto per i lavoratori e le lavoratrici”.

Per la Uil sarebbe anche utile separare la spesa previdenziale da quella assistenziale per mettere a nudo la reale gestione dei conti. Ne verrebbe fuori che il sistema pensionistico italiano sarebbe in linea con quello degli altri Paesi europei.

Le nuove sfide elettorali

Sullo sfondo, però, aleggia lo spettro delle elezioni e, al di là delle mere considerazioni tecniche e dei conti da fare, c’è il rischio per la politica di inciampare sulle pensioni. L’interesse sociale e dei lavoratori tende quindi a passare in secondo piano.

La domanda che i partiti politici si pongono, dunque, alla vigilia della tornata elettorale del prossimo anno è questa: “conviene sporcarsi le mani subito con la riforma pensioni o prendere tempo e rinviare tutto alla nuova legislatura”.

In Italia il nodo pensioni è sempre stato terreno di scontro politico ed è del tutto evidente che il governo Draghi non premerà sull’acceleratore delle riforme rischiando di scontentare questo o quel partito che lo sostiene. Così come sta avvenendo per la riforma fiscale e della giustizia.

Quindi, tornando al discorso delle risorse finanziarie, dice bene Proietti: i soldi ci sono. Ma questa è una scusa bella e buona per prendere tempo e rinviare tutto a tempi migliori. Di certo non nell’interesse dei lavoratori.