Il 2020 sarà l’anno di bancomat e carte di credito? Il governo sta spingendo molto vero l’utilizzo della moneta elettronica (bancomat e carte di credito in primis) con lo scopo dichiarato di combattere l’evasione che nel nostro Paese detiene il record europeo e costringe lo Stato ad aumentare la pressione fiscale.

Del resto l’utilizzo del denaro contante è ancora profondamente radicato nella mentalità degli italiani e gli esercenti spesso storcono il naso se si paga il conto del ristorante col bancomat o si acquista un libro con carta di credito.

Molti pensionati, poi, non ne vogliono sapere di utilizzare carte di debito o credito per le quali bisogna ricordarsi il PIN per effettuare i pagamenti o prelevamenti di denaro con notevole imbarazzo in caso di dimenticanza o errore del codice segreto.

Commissioni Pos più basse che nel resto d’Europa

Poi c’è la reticenza di commercianti ed esercenti in generale che non hanno perso occasione per attaccare il governo che incentiva l’uso dei bancomat a scapito del contante sostenendo che le commissioni sulle transazioni elettroniche sono troppo alte. Una battaglia sostenuta dai media e dai giornali che non hanno mancato di prendere le difese della categoria per ottenere incentivi sui pagamenti elettronici. Ma è davvero così? In Italia – dice presidente dell’Abi, Antonio Patuelli – le commissioni sui pagamenti digitali sono all’1,1%, sotto la media europea pari all’1,2%. In Olanda e in Svizzera le commissioni applicate sui pos sono all’1,6%, in Germania e in Svezia all’1,5%, nel Regno Unito e in Grecia all’1,3%. Le commissioni sono inferiori alla media europea anche in Belgio (1%), in Francia (0,7%) e in Spagna (0,6%). Nel 2018, ha aggiunto Patuelli, il numero di operazioni annue pro-capite con strumenti alternativi al contante si è attestato a 111, contro una media dell’area euro più che doppia (265). In testa alla classifica europea ci sono la Finlandia con 532 operazioni, i Paesi Bassi (505), il Regno Unito (453), l’Estonia (382) e il Belgio (373).

Sicché l’Italia resta il fanalino di coda in Europa nell’uso degli strumenti elettronici.

In Italia ci sono più Pos che negli altri Stati europei

Quindi, il problema non è quello delle commissioni bancarie dei Pos e nemmeno quello della mancata diffusione degli apparecchi, nonostante sia in vigore dal 2016 la sanzione per chi non lo adotta. In Italia – precisa Patuelli – le carte di pagamento e i terminali Pos “sono ampiamente diffusi“. i Pos sono 3,2 milioni, oltre un terzo di quelli dell’intera area euro: ci sono 5.200 Pos ogni 100.000 abitanti, a fronte di 2.800 ogni 100.000 abitanti nell’area dell’euro. Nel 2018 – ha messo in evidenza il presidente dell’Abi – “il numero di operazioni pro-capite annue con strumenti alternativi al contante registra un ritardo in Italia che con 111 transazioni risulta ultima, anche dopo Malta, Cipro e Grecia. La media dell’area euro è di 265 operazioni”. Secondo l’Abi, per raggiungere le 117 operazioni con carta pro-capite dell’area euro, basterebbe incrementare di solo 3 operazioni al giorno lavorativo ciascun terminale Pos. L’Italia – sottolinea l’associazione – è inoltre il Paese europeo in cui è più elevato l’ammontare medio delle operazioni di pagamento effettuato per terminale. L’ammontare medio è in Italia di 59 euro, nell’area euro è di 42 euro. In Francia è di 41 euro, in Germania di 60 e in Spagna di 42. Indice, conclude l’associazione, di un ridotto numero di pagamenti con carta per importi contenuti.