A marzo ci saranno altri aumenti per i pensionati. Col pagamento della terza tranche di pensione del 2022 saranno rivalutati di un altro 0,1% gli assegni in pagamento.

Più precisamente sarà recuperata parte della differenza calcolata a seguito dell’aumento dell’inflazione 2021 e non ancora corrisposta con l’inizio dell’anno. Saranno quindi pagati anche gli arretrati dei mesi di gennaio e febbraio.

Le pensioni crescono meno dell’inflazione

Ma per ottenere una rivalutazione piena bisognerà aspettare ancora. Gennaio 2023 per l’esattezza, quando saranno corrisposti ulteriori conguagli con la crescita del costo della vita.

Nel 2021, come certifica l’Istat, questo è salito del 1,9%. Mentre le pensioni sono aumentate solo del 1,7%.

Per ottenere la differenza, però, bisognerà attendere il 2023. Perché? Tecnicamente non si tratta di un errore – spiegano gli esperti – ma semplicemente di un adeguamento contabile che tutti gli anni è recepito in due fasi.

La prima fase si basa sulla previsione di variazione dei prezzi al consumo da parte del Mef a novembre dell’anno precedente. Sulla scorta di questa previsione sono stanziati con legge di bilancio entro il 31 dicembre i fondi per la rivalutazione provvisoria delle pensioni.

Solo l’anno successivo, quando l’Istat conferma e certifica i dati definitivi sull’inflazione, si possono calcolare con precisione gli aumenti. L’attesa per adeguare i parametri è tuttavia subordinata a nuovi stanziamenti di fondi e quindi bisognerà attendere la prossima legge di bilancio.

I conguagli attesi nel 2023

Quindi, solo a gennaio 2023 i pensionati riceveranno lo 0,2% in più di differenza. Compresi gli arretrati. Nel frattempo, però, l’inflazione avrà già eroso il potere di acquisto dei pensionati e a poco servirà ricevere gli aumenti programmati a distanza di mesi.

Difatti, i pensionati devono fare i conti da subito con il caro bollette e con il costo della vita che sale vertiginosamente. Perché allora aspettare il 2023? Logico presupporre che lo Stato risparmi in questo modo tanti soldi che non ha stanziato a bilancio e non può anticipare.

Risparmi di spesa che ricadono quindi sulla collettività.

Così le famiglie sono costrette a contrarre ulteriore debito privato o a rinviare le spese contribuendo a contrarre i consumi e rallentando la crescita economica del Paese.