Altri aumenti in arrivo per le pensioni, ma bisognerà aspettare. L’Istat ha certificato che l’aumento dell’inflazione nel 2021 è stata del 1,9%, contro le previsioni del Ministero dell’Economia del 1,7%. Di conseguenza ci sarà un adeguamento.

L’Inps ha già rivalutato dal 2022 tutte le pensioni nella misura del 1,7%. 1,6% è stato riconosciuto a gennaio e il processo di adeguamento si completerà a marzo un ulteriore incremento lordo degli assegni dello 0,1%.

Inflazione aumenta del 1,9% nel 2021

Per effetto della certificazione dell’aumento dell’inflazione nel 2021, quindi, gli enti di previdenza dovranno rivedere al rialzo gli assegni delle pensioni.

Non si tratta di un errore – spiegano gli esperti – ma semplicemente di un adeguamento contabile che tutti gli anni è recepito in due fasi.

La prima fase si base sulla previsione di variazione dei prezzi al consumo da parte del Mef a novembre. Sulla base di questa previsione sono stanziati con legge di bilancio i fondi per la rivalutazione provvisoria delle pensioni.

Solo successivamente, quando l’Istat conferma e certifica ufficialmente i dati sull’inflazione, si definiscono gli aumenti con precisione. L’attesa per adeguare i parametri è tuttavia subordinata a nuovi stanziamenti di fondi e quindi bisognerà attendere la legge di bilancio 2022.

Ecco spiegato il motivo per il quale solo a gennaio 2023 i pensionati riceveranno lo 0,2% in più di differenza fra quanto previsto dal Mef e quanto certificato successivamente dall’Istat.

Gli aumenti delle pensioni

La rivalutazione così definitivamente stabilita è spiegata anche dalla circolare Inps n. 15 del 28 gennaio 2022 nella quale sono fissati per il 2022 anche i minimali di retribuzione e contribuzione dei lavoratori.

Per fare un esempio, quindi, un pensionato che percepiva nel 2021una pensione di 1.500 euro al mese si vede riconosciuto per il 2022 un incremento di 28,50 euro. La cifra è corrisposta nella misura di 1.525,50 (+1,7%) per ogni mese fino a dicembre, mentre a gennaio 2023 saranno riconosciuti 39 euro di arretrati a conguaglio (+0,2%).

Moltiplicato per 13 mensilità, si tratta di 507 euro in totale.

Si ricorda che sono rivalutati appieno solo le pensioni che non superano di quattro volte l’importo del trattamento minimo 2021 (515,18 euro al mese). Per le pensioni più alte la rivalutazione avviene nella seguente misura:

  • 1,90% fino a 2.6062,32 euro al mese;
  • 1,73% da 20.60,33 e 2.577,90 euro al mese;
  • 1,47% da 2.577,91 euro al mese in su.