L’assegno ordinario di invalidità è una prestazione economica erogata ai lavoratori dipendenti iscritti all’AGO con infermità fisica e mentale. La misura, quindi, è limitata ai soli lavoratori dipendenti del settore privato e, quindi, per i dipendenti del comparto pubblico non è previsto, anche se sono previste pensioni anticipate per invalidità e malattia che, però, presuppongono requisiti diversi.

In base a quello che si legge sul sito dell’Inps l’assegno di invalidità spetta a lavoratori dipendenti, autonomi e iscritti ad alcuni fondi pensioni sostitutivi ed integrativi dell’AGO.

I lavoratori di Poste Italiane, pur non essendo lavoratori del pubblico impiego, sono ad essi equiparati e non possono, quindi, ottenere l’assegno ordinario di inabilità, come abbiamo spiegato nell’articolo Assegno di invalidità non per tutti: dipendenti delle poste esclusi | La Redazione Risponde.

 

Proprio a questo riguardo ci teniamo a pubblicare una lettera aperta scritta da un nostro lettore e precedentemente pubblicata sul sito delle CGIL “Progetto Lavoro”, in cui si denuncia l’ingiustizia di cui è stato oggetto: si tratta di un dipendente di una società del Gruppo Poste Italiane invalido al 75% che non si è visto riconoscere l’assegno ordinario di invalidità:

“Avverto l’impellente necessità di portare ad una più ampia attenzione una vicenda di cui sono protagonista nell’intento sia di ricevere sostegno nella causa personale, sia di denunciare un caso che potenzialmente concerne una platea certamente non esigua di lavoratori delle Poste Italiane.

Il sottoscritto, dipendente di una Società del Gruppo Poste Italiane ed invalido al 75%, si è visto rifiutare, a gennaio 2016, la domanda di assegno ordinario di invalidità sotto il pretesto che i dipendenti di detto Gruppo, ricadendo in apposita gestione separata INPS (fondo di quiescenza Poste), sarebbero assimilabili al Pubblico Impiego e pertanto non possono godere dell’assegno. In buona sostanza la mia azienda, che peraltro a differenza di Poste Italiane pubblica non è mai stata, viene come tale trattata, al mero scopo di negare un diritto.

Il diniego è di tale inaudita ingiustizia che, pur essendo formalmente legale, a mio avviso accusa palesemente diversi profili di incostituzionalità, introducendo sperequazione e discriminazione. Reclama pertanto un’azione legale che non escluda il ricorso alla Corte Costituzionale o alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.

Marco Palumbo

Roma”

Consapevoli che la questione non può e non deve essere ignorata poiché i lavoratori invalidi sono uguali sia nel pubblico impiego che nel settore privato, ci impegniamo ad andare a fondo a questa vicenda cercando di capire le motivazioni di questa disuguaglianza intervistando, laddove sarà possibile, esponenti sindacali e politici che si occupano della questione.