Le pensioni anticipate saranno calcolate tutte con il sistema contributivo. E’ questo il progetto del governo per contenere la spesa previdenziale destinata a esplodere nei prossimi anni con l’arrivo dell’ondata di pensionamenti dei baby boomer. Coloro che sono nati fra gli anni 60 e 70 e che rischiano di ingolfare il sistema dei pagamenti mandando in crisi il bilancio dell’Inps.

Del resto, la spesa per le pensioni in Italia ha raggiunto lo scorso anno quota 269,6 miliardi di euro. Un record storico che viene evidenziato con preoccupazione dall’Inps nella relazione annuale sulla gestione della previdenza appena pubblicata.

Causa principale è, in sostanza, l’inflazione. Ma anche il crollo della natalità e l’invecchiamento della popolazione.

Anche Ape Sociale verso il ricalcolo contributivo?

Per tagliare ulteriormente i costi, il governo Meloni non può far altro che ritardare il più possibile il pensionamento dei lavoratori. Un po’ è già stato fatto, ma non basta. Opzione Donna è concessa solo con questo metodo, così come Quota 103 da gennaio di quest’anno. Resta fuori solo Ape Sociale, che non è proprio una pensione, ma uno scivolo verso la stessa a 67 anni di età.

Ebbene, anche su quest’ultima deroga, ci sarebbe allo studio un piano per modificare i termini di pagamento. Al momento servono 63 anni e 5 mesi di età e almeno 30 anni di contributi per accedere ad Ape Sociale. L’opzione non coinvolge solo le persone fragili, come i caregiver, i disoccupati o gli invalidi, ma anche i lavoratori gravosi che sono tanti.

L’idea – secondo indiscrezioni – sarebbe quella di ampliare l’accesso ad Ape Sociale a categorie di lavoratori gravosi ancora escluse dal beneficio (c’è una lista ufficiale predisposta dal Ministero del Lavoro già pronta, ma utilizzata solo in parte) in cambio di una riduzione dell’assegno. L’importo verrebbe calcolato interamente col sistema contributivo per coloro che potranno far valere almeno 35 anni di contributi.

Nessuna riforma pensioni strutturale dalla presentazione del Def

Come prevedibile, il governo ha presentato il documento di economia e finanza (DEF), architrave della legge di bilancio, senza che sia contenuta alcuna indicazione di riforma delle pensioni. Proprio come lo scorso anno. Indicativo del fatto che niente sarà toccato fino al 2026, salvo intervenire ulteriormente sulla leva dei tagli della spesa pubblica. Del resto, i dati recentemente presentati dall’Inps sull’andamento della spesa previdenziale non lasciano scampo.

Ape Sociale potrebbe quindi essere la prossima vittima sacrificale, giacché sulle altre deroghe pensionistiche si è già arrivati all’osso. Nel mirino ci sarebbero, però, anche le pensioni di reversibilità calcolate interamente con il sistema retributivo. Presto si potrebbe mettere mano anche a queste rivendendo il sistema di liquidazione al momento della scomparsa de de cuius.

Insomma, alla fine, solo per le pensioni di vecchiaia e quelle anticipate secondo le regole Fornero (con 42 anni e 10 mesi di contributi) resterà valido il sistema di calcolo retributivo. Almeno per la quota di competenza, visto che ormai sono tutte liquidate col sistema misto. In attesa che si arrivi a una riforma vera e propria del sistema pensionistico italiano a partire da Quota 41, progetto tanto caro alla Lega, quanto ai sindacati.

Nel frattempo si pensa di estendere Quota 103 anche nel 2025, ma con un anno in più sulla carta di identità. Si parla in questo senso di Quota 104, opzione di uscita riservata ai lavoratori con 41 anni di contributi e 63 di età (oggi ne bastano 62). Progetto che dovrà essere attentamente valutato anche dai sindacati con i quali sarà stabilito un confronto sul tema.

Riassumendo…

  • Anche la pensione con Ape Sociale potrebbe diventare contributiva.
  • Altri tagli in arrivo: tutte le pensioni anticipate diventeranno presto contributive.
  • Nel mirino anche le pensioni di reversibilità liquidate col sistema retributivo.