Nuovo regime fiscale per gli affitti brevi.

Un emendamento al decreto di Agosto (Dl 104/2020), votato in Commissione Bilancio al Senato, prevede una stretta al regime fiscale degli affitti brevi.

In particolare, dal 2021 l’istituto degli affitti brevi che, fra l’altro, comprende la possibilità di applicare la cedolare secca al 21%, potrebbe essere limitato a massimo 3 abitazioni.

Oltre questa soglia, si presume che l’attività sia svolta in forma d’impresa.

Affitti brevi e cedolare secca

Per contratto di locazione breve si intende un contratto di locazione di immobile a uso abitativo, di durata non superiore a 30 giorni, stipulato da persone fisiche, al di fuori dell’esercizio di attività d’impresa.

A esso sono equiparati i contratti di sublocazione e quelli di concessione in godimento a terzi a titolo oneroso da parte del comodatario.

L’articolo 4 del Dl 50/2017 ha introdotto anche l’obbligo di ritenuta del 21% a carico di:

  • coloro che esercitano attività di intermediazione immobiliare
  • coloro che gestiscono portali telematici (come airbnb), mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da affittare.

Se il beneficiario non opta in sede di dichiarazione dei redditi per l’applicazione del regime della cedolare secca, la ritenuta si considera operata a titolo di acconto.

Oltre i tre immobili è impresa

Il nuovo emendamento, dunque, limita l’istituto degli affitti brevi soltanto a 3 immobili.

Oltre questa soglia si presume che l’attività sia svolta in forma d’impresa.

La ratio di questa norma è quella di tutelare gli affittuari, ma anche gli albergatori e le altre strutture ricettive. Quest’ultimi in profonda crisi a causa dell’emergenza sanitaria del coronavirus e delle relative politiche di contenimento, introdotte nei vari Paesi, che hanno limitato gli spostamenti delle persone.

Ad ogni modo, l’emendamento dovrà ancora essere valutato e approvato alla Camera.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi della vicenda.

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