Traballa il limite dell’età per andare in pensione del personale militare e delle forze di polizia. Nello specifico si tratta dell’età ordinamentale per la quale è prevista la cessazione dal servizio d’ufficio e che varia in base al grado ricoperto.

Il collocamento a riposo è previsto a 60 anni per la generalità del personale appartenente alle forze armate, di polizia e vigili del fuco. Soglia che arriva gradualmente fino a 65 anni per i massimi livelli e cioè generali e dirigenti di servizio.

Militari in pensione a 62 anni?

Come noto la riforma pensioni del 2012 del governo Monti-Fornero aveva preservato militari e poliziotti. Per loro esiste ancora la pensione di anzianità a 58 anni con 35 di servizio, ad esempio, e quella di vecchiaia con uscita a 60 anni con almeno 20 di contributi.

Però, nell’ambito della prossima riforma pensioni si è discusso da più parti della possibilità di rivedere questo sistema. Un meccanismo di pensionamento che sostanzialmente non è agganciato, come per la generalità dei lavoratori, alla speranza di vita. Che è aumentata per tutti negli ultimi 10 anni.

In altre parole, militari e poliziotti continuano ad andare in pensione prima della generalità dei lavoratori nonostante alcune deroghe che col tempo sono diventate privilegi. E che qualche parlamentare aveva messo nel mirino della prossima riforma pensioni.

Cosa potrebbe accadere con la riforma

Per l’appunto alcuni senatori di area centro-sinistra avevano presentato nella legge di bilancio 2022 un emendamento atto a rivedere l’età ordinamentale del personale militare auspicando un innalzamento di 2 anni della soglia minima di uscita. Così come era stata ventilata l’ipotesi di rivedere le pensioni di anzianità.

Tutte iniziative che sono sempre rimaste avvolte da una cortina fumogena e che ora sono decadute con la fine della legislatura. In ogni caso, l’Unione Sindacale Militari Interforze Associati (Usmia) Carabinieri aveva fatto sapere che l’ipotesi di un innalzamento dell’età pensionabile era destituita di ogni fondamento.

Quindi, tutti tranquilli? Niente affatto. Queste notizie che si ricorrono ormai da tempo rappresentano una prima breccia nel sistema pensionistico italiano riservato ai militari. E’ del tutto evidente che il sistema delle pensioni anticipate e il collocamento a riposo a 60 anni rappresenti oggigiorno un fatto anacronistico.

Sicché – dicono gli esperti di previdenza –  nell’ambito della riforma pensioni che verrà non è escluso che il personale appartenente alle forze armate venga “graziato” una seconda volta. Soprattutto se l’esigenza di tagli alla spesa si farà più impellente.