Aumento capitale MPSA metà della seduta di oggi, il titolo MPS saliva del 3,58% a 1,823 euro nel suo quarto giorno di aumento di capitale. Ancora in calo, invece, i diritti, il cui prezzo, poco dopo l’apertura, viaggiava decisamente in territorio negativo, cedendo un altro 2,7% a circa 17,35 euro. Ricordiamo che all’inizio della ricapitalizzazione, i diritti partivano da 23,10 euro e le azioni da 1,54 euro.

L’andamento dei due prezzi segnala che il mercato starebbe richiedendo azioni MPS, mentre gli azionisti attuali della banca starebbero vendendo i diritti, non aderendo all’aumento di capitale.

Gli azionisti che non partecipassero affatto alla ricapitalizzazione si diluirebbero del 97,7%, visto che per ogni 5 azioni ordinarie esistenti ne saranno emesse 214. Tuttavia, il piccolo risparmiatore non teme tanto l’effetto della diluizione del suo capitale suo totale, non essendo certamente interessato alla gestione o a influire su di essa. Il vero problema si pone per chi non vorrebbe aderire, ma al momento si ritrova con una perdita potenziale abbastanza secca.

 

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Il calcolo della perdita

Una settimana fa, all’ultima chiusura di seduta pre-aumento, il titolo MPS valeva 23,64 euro. Il cda ha deciso di sdoppiare ciascuna azione in diritto (23,10 euro) e titolo (1,54 euro). Oggi, sommando i prezzi dell’uno e dell’altro, si arriva a 19,17 euro, ossia a quasi un 19% in meno di una settimana fa. Un piccolo azionista che una settimana fa deteneva 1.000 azioni MPS, aveva un portafoglio di 23.640 euro. Oggi, tra titoli e diritti ne vale 19.170 euro. Questo si ha, perché l’aumento del prezzo delle azioni non riesce ancora a compensare il calo del prezzo del diritto.

D’altronde, se lo stesso azionista volesse partecipare all’aumento di capitale e mantenere inalterata la quota, sulle mille azioni possedute, dovrebbe sottoscriverne 42.800, al prezzo unitario di 1 euro.

Insomma, dovrebbe sborsare 42.800 euro.

Gli azionisti stanno vendendo i diritti anche nel tentativo di frenare le perdite potenziali, magari sperando che, superata la fase dell’operazione, il corso delle azioni torni a crescere.

Ricordiamo che i diritti sono negoziabili fino al 20 di giugno, mentre l’aumento di capitale si ha fino al 27 del mese. Questo significa che c’è tempo un’altra settimana per decidere se vendere o meno i diritti, altrimenti si rimane con in mano uno strumento utile solo a partecipare all’aumento, ma non a monetizzare dal loro possesso.

Certo, è anche vero che il piccolo azionista che sottoscriverà in tutto o in parte le azioni di nuova emissione lo farà a sconto, ossia al 35% in meno del prezzo iniziale del titolo di lunedì, potendo aspirare che la crescita dei corsi attuale prosegua o si stabilizzi, risarcendolo dell’onere sostenuto. Ma va detto che i nuovi titoli non saranno disponibili materialmente fino al prossimo mese e una volta completata la ricapitalizzazione, il prezzo di partenza delle azioni risulterà dalla media ponderata tra il valore dei vecchi titoli e quello dei nuovi. Ma pesando questi ultimi per il 97,7% del totale, il prezzo sarà trascinato quasi certamente verso più quota 1 euro che non verso gli 1,80 euro circa delle quotazioni attuali, salvo risalire (o scendere ancora) a Piazza Affari, sulla base della domanda e dell’offerta post-aumento.

 

Il parere degli analisti

Strano ma vero. Nonostante per tutta la settimana l’aumento di capitale sia stato il solo argomento caldo di una Piazza Affari su cui soffia inizia a soffiare il clima estivo, su MPS sono intervenuti pochi analisti con Exane che ha confermato il suo underperform e fissato il prezzo obiettivo a 1,35 euro e Equita che ha abbassato il tp (Banca Monte Paschi Siena: Equita abbassa il Target Price, rating inalterato).

 

Aumento capitale Monte dei Paschi: una crono-storia della settimana

Per una valutazione più completa in merito all’aumento di capitale di MPS, riproponiamo i link degli articoli che raccontano la storia di una settimana decisamente particolare per la banca senese.

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