Vi ricordate i toni bellicosi che si levavano tra i leader europei quando Donald Trump rimise piede alla Casa Bianca a gennaio? Durati come neve al sole. L’Europa, per meglio dire Unione Europea, è stata da poco raggiunta da una missiva di Washington per informarla che dal prossimo mese i dazi triplicheranno al 30% sulle sue merci. A Bruxelles è panico, ma allo stesso tempo nessuno parla. L’opinione pubblica continentale si rende conto quasi del senso di impotenza dei suoi leader. E sapere qual è la verità? Ha ragione, l’Europa è impotente. Ha minacciato l’uso dello “strumento di coercizione” se davvero Trump stangherà così brutalmente le nostre esportazioni.
Il solo fatto che i mercati abbiano reagito relativamente tranquilli, dà l’idea di quanto “potente” sia la nostra arma negoziale.
Armi spuntate a Bruxelles
Qualcuno ha scritto in questi mesi che sui dazi l’Europa starebbe reagendo con ammirabile calma. Col passare del tempo sta emergendo che si tratti più che altro di armi spuntate. Quando per decenni hai rinunciato a dotarti di qualsivoglia autonomia strategica, non puoi trasformarti da coniglio a leone in poche ore. Qual è il punto? In tema commerciale è l’America ad avere il coltello dalla parte del manico. Siamo noi i venditori e loro gli acquirenti. Se smettono di comprare, ad andare a gambe all’aria chi credete che sia?
Eh, ma gli americani si beccheranno l’inflazione! E noi la recessione. Ma la verità è che l’Europa sui dazi non può replicare in nessun modo realmente efficace. Se gli Stati Uniti si arrabbiassero per davvero, smetterebbero in un battibaleno di garantirci la sicurezza dal nemico.
Mai litigare con la guardia del corpo. Ma possiamo sempre chiudere il nostro mercato all’industria americana, specie alla Big Tech! Certamente e con esiti dolorosi per Silicon Valley e noi. C’è un problema: gli americani perderebbero consumatori/utenti ricchi e non facilmente rimpiazzabili nel mondo, mentre noi non possediamo la tecnologia per rimpiazzare i colossi USA.
Assenza di autonomia strategica
Ecco cos’è l’assenza di autonomia strategica. Vi immaginate se dall’oggi al domani non avessimo più Google, Apple, Microsoft, NVIDIA, Meta, Amazon, ecc.? Altro che Intelligenza Artificiale, ripiomberemmo negli anni Novanta, se non Ottanta. Milioni di posti di lavoro andrebbero perduti e l’economia europea crollerebbe su sé stessa. Non potremmo neppure chiudere agli investimenti americani; come ci spiega bene da tempo il Rapporto Draghi, non disponiamo di un mercato unico dei capitali. Centinaia di miliardi di risparmi europei defluiscono ogni anno dall’UE per la non convenienza/impossibilità di investirli in loco.
Addirittura, se proprio ce la vogliamo raccontare tutta, senza gli USA non avremmo neppure un sistema dei pagamenti elettronici. Circuiti come Visa e MasterCard sono americani. Guarda caso, a Francoforte stanno scalpitando per convincere i governi ad accettare e accelerare i tempi per il debutto dell’euro digitale. Per la Banca Centrale Europea si tratta di un problema esistenziale, sebbene all’atto pratico voglia rimpiazzare un sistema privato con l’accentramento dei pagamenti nelle mani di un ente pubblico.
Unione Sovietica, scansati!
Dazi brusco risveglio per l’Europa
Un aspetto positivo dei dazi per l’Europa è il duro risveglio dopo decenni impiegati a legiferare sulla curvatura delle banane, i tappi delle bottiglie e la lunghezza dei cetrioli. Questo non significa che domani saremo autonomi dal punto di vista tecnologico, militare, finanziario e industriale. Per farlo dovremo investire per molti anni in una filiera produttiva tutta nostra e mettendo in campo un enorme capitale politico come ai tempi dell’euro. Questo implica sacrifici, debiti, superamento delle barriere normative e degli egoismi nazionali, attivismo internazionale e messa in discussione del modello economico-politico sin qui perseguito. Nulla di tutto ciò sta avvenendo.
giuseppe.timpone@investireoggi.it

