Lo stabilimento Eni Versalis Marghera torna al centro della cronaca industriale. L’azienda ha comunicato il ricollocamento di 49 lavoratori, facendo esplodere la protesta delle organizzazioni sindacali. La decisione, giunta via email, è considerata un grave arretramento rispetto agli impegni presi nel 2022 per garantire l’occupazione e rilanciare il sito attraverso la transizione ecologica.
Eni Versalis Marghera, ricollocamenti senza confronto
Il cuore del malcontento sta nelle modalità della comunicazione: i lavoratori hanno ricevuto un’email che indicava il trasferimento in altri stabilimenti del gruppo, senza alcun preavviso o colloquio. I sindacati denunciano l’assenza di trasparenza e accusano Eni Versalis Marghera di trattare i dipendenti come numeri.
Il risultato è stato immediato: scioperi, presìdi e un clima di forte tensione.
La rabbia nasce anche dal timore che i 49 ricollocamenti siano solo l’inizio di un progressivo svuotamento del sito. I lavoratori parlano di una dismissione camuffata da riconversione industriale, con il rischio concreto di perdere decine di posti di lavoro nel silenzio generale.
Nel 2022, con la chiusura dell’impianto di cracking, Eni aveva garantito la tutela di circa 350 posti attraverso investimenti nella chimica verde e nell’economia circolare. Oggi, con gli ultimi spostamenti, la forza lavoro allo stabilimento Eni Versalis Marghera scende a circa 240 dipendenti effettivi. I sindacati chiedono il rispetto di quegli accordi e la presentazione di un piano concreto, con tempi e obiettivi chiari. Secondo alcune fonti interne, l’azienda starebbe puntando a importare prodotti chimici dall’estero per distribuirli in Italia, spostando l’impatto ambientale fuori dai confini nazionali. Una strategia che – oltre a ridurre l’occupazione – contrasta con i principi di sostenibilità promossi da Eni.
Versalis investe nel riciclo, ma i posti non tornano
Nel frattempo, la riconversione industriale a Eni Versalis Marghera prosegue, almeno sulla carta. A marzo è stato inaugurato un nuovo impianto per la produzione di polistirene riciclato da 20.000 tonnellate annue. Il progetto rientra nella linea Versalis Revive, con l’obiettivo di offrire materiali riciclati per l’imballaggio e l’edilizia.
Si tratta di un tassello del più ampio piano da 2 miliardi di euro che Eni prevede di investire entro il 2029 per trasformare la chimica di base in senso sostenibile. Tuttavia, secondo i rappresentanti dei lavoratori, questi investimenti non stanno generando nuova occupazione stabile e immediata. La transizione ecologica, sostengono i sindacati, non può avvenire scaricando i costi solo sui lavoratori.
Futuro incerto per il polo chimico di Marghera
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato un tavolo tecnico per affrontare la crisi, ma finora non sono arrivate soluzioni concrete. Le parti sociali chiedono un piano vincolante per garantire occupazione e continuità produttiva. Il futuro di Eni Versalis Marghera resta appeso a scelte strategiche che devono coniugare riconversione industriale, tutela ambientale e diritti dei lavoratori.
Nel frattempo, le 49 famiglie coinvolte nel ricollocamento attendono risposte. La vertenza di Porto Marghera è diventata simbolo di una transizione verde che rischia di lasciare indietro chi lavora.
La sostenibilità, per essere reale, deve passare anche dal rispetto degli accordi e delle persone.
I punti più importanti.
- Eni Versalis Marghera ha disposto il ricollocamento di 49 lavoratori, causando proteste sindacali.
- I sindacati denunciano il mancato rispetto dell’accordo del 2022 e temono una dismissione mascherata.
- L’azienda investe nella chimica verde, ma i posti di lavoro persi non vengono compensati.