E’ allo studio del ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, un pacchetto di incentivi per favorire particolarmente l’acquisto di auto elettriche, le cui vendite in Italia restano al palo. Lo scorso anno, sono state 46.642 (-5,4%) su un totale di 1.566.448 veicoli venduti (+18,96%). Rispetto al 2021, le vendite di auto elettriche sono crollate di quasi un terzo, qualcosa come circa 20.500 unità in meno. Ed è così che la loro incidenza sul parco macchine complessivamente arranca al 4,2%, pur in crescita dal 3,7% del 2022.

Parco macchine italiano tra i più vecchi in Europa

Il nuovo pacchetto di incentivi per le auto elettriche, e non solo, parte da tre premesse. La prima è che bisogna svecchiare uno dei parchi macchine più vetusti del continente europeo. Pensate che nel 2022 su oltre 40 milioni di veicoli immatricolati e in circolazione nel nostro Paese, circa 7 milioni erano Euro 2, 1 o 0, cioè di almeno 19 anni di età. E gli Euro 3 ammontavano ad altri 3,8 milioni. Il 27% delle vetture risultava, pertanto, ad alto impatto ambientale. L’età media del nostro parco macchine saliva di altri 4 mesi a 12,6 anni.

La seconda esigenza riguarda il sostegno alle famiglie con redditi bassi e la terza il riordino degli incentivi per favorire le produzioni sul territorio nazionale. Allo scopo sarebbe stanziato un fondo da 930 milioni, di cui 570 milioni sono nuove disponibilità e il resto sarà trovato attingendo ai fondi passati rimasti inutilizzati.

Benefici in base a categoria, Isee e rottamazione

I nuovi incentivi per le auto elettriche arriveranno fino alla cifra massima di 13.750 euro, a due condizioni: che si opti per la rottamazione di un veicolo Euro e si presenti un Isee fino a 30.000 euro. Per favorire gli acquisti da parte delle famiglie a basso reddito, infatti, la misura del beneficio viene innalzata del 25% per ogni categoria di veicolo e con o senza rottamazione. Sarebbero stati imposti prezzi massimi di 35.000 euro per le auto elettriche e quelle a bassi consumi da acquistare, di 45.000 euro per le auto ibride plug-in.

Ecco di seguito l’elenco degli incentivi per categoria con o senza Isee, con o senza rottamazione:

AUTO ELETTRICHE (prezzo max. 35.000 euro):

  • 6.000 euro senza rottamazione (7.500 euro con Isee sotto 30.000 euro)
  • 9.000 euro con rottamazione Euro 4 (11.250 euro con Isee sotto 30.000 euro)
  • 10.000 euro con rottamazione Euro 3 (12.500 euro con Isee sotto 30.000 euro )
  • 11.000 euro con rottamazione Euro 2 (13.750 euro con Isee sotto 30.000 euro)

AUTO IBRIDE (prezzo max. 45.000 euro):

  • 4.000 euro senza rottamazione (5.000 euro con Isee ridotto)
  • 5.500 euro con rottamazione Euro 4 (6.875 euro con Isee ridotto)
  • 6.000 euro con rottamazione Euro 3 (7.500 euro con Isee ridotto)
  • 8.000 euro con rottamazione Euro 2 (10.000 euro con Isee ridotto)

AUTO BASSI CONSUMI – 61-135 grammi di CO2 – (prezzo max. 35.000 euro):

  • 1.500 euro con rottamazione Euro 4
  • 2.000 euro con rottamazione Euro 3
  • 3.000 euro con rottamazione Euro 2

Incentivi auto elettriche insufficienti per svoltare sul mercato

Va detto che il nuovo pacchetto di incentivi per le auto elettriche, ibride e a basso consumo non sembra di dimensioni tali da poter far svoltare il nostro mercato automotive. Esso resta depresso, se considerate che nel 2019, l’anno prima della pandemia, le vendite avevano superato le 1,9 milioni di unità. Nel quadriennio 2020-2023, invece, sono risultate complessivamente in calo di quasi 2 milioni.

Ma c’è una ragione di fondo che dovremmo cercare tutti di capire: non puoi incentivare un bene che non si vende. Se il mercato si rifiuta di acquistarlo, un motivo ci sarà. Ed esso risiede essenzialmente nella bassa capacità di spesa delle famiglie italiane, i cui redditi sono rimasti fermi negli ultimi decenni in termini reali. Lo spiegano tutte le classifiche internazionali in fatto di stipendi. Non è un incentivo una tantum a poter risolvere il problema. Anche perché il rischio è che i soldi vadano a finire nelle tasche di chi aveva già intenzione di acquistare un’auto elettrica e possiede le disponibilità finanziarie per permetterselo.

Dopodiché esiste anche un tema di filiera. Acquisti un’auto elettrica e non esistono ancora sufficienti servizi dislocati sul territorio nazionale per ricaricarla su un qualsiasi tragitto auto-stradale, né una rete consolidata per le riparazioni e i ricambi. Le colonnine di ricarica ammontano in tutto a poco più di 47 mila in tutta Italia, poco più della metà di Germania e Francia. Infine, se non abbiamo una produzione nazionale sufficiente di auto elettriche, non finiremmo per finanziare le importazioni dall’estero? Certo, ad oggi i numeri ci dicono che gli stabilimenti italiani producono più del doppio delle auto elettriche vendute sul mercato domestico e circa il 20% del totale. Ma mentre paesi come la Germania erogano abbondanti aiuti di stato per attirare in loco le produzioni full-electric, non lo stesso può permettersi l’Italia.

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