Rotte le trattative con Unicredit, il Tesoro è rimasto con il cerino in mano. Nessun istituto italiano e meno che mai straniero si è fatto sinora avanti per acquisire Monte Paschi di Siena. E deve ancora essere definito l’importo per il varo dell’ennesimo aumento di capitale per MPS, il quale si fa ogni giorno più pesante del previsto. Altro che i 2-3 miliardi di euro ipotizzati durante il negoziato con Piazza Gae Aulenti. Anzi, pare emergere dai numeri che effettivamente la richiesta di una maxi-ricapitalizzazione da 7 miliardi da parte di Andrea Orcel non fosse proprio peregrina.

L’aumento di capitale per MPS servirà a reperire le risorse necessarie per consegnare la banca senese a chicchessia pulita, senza più crediti a rischio e rischi di altra natura. Ad AMCO, società dello stesso Tesoro, saranno presto ceduti NPL per 4,2 miliardi di euro. Poiché essi non potranno essere venduti a prezzi superiori a quelli di mercato per espresso divieto della Commissione europea, stiamo le perdite potenziali a carico di MPS in circa 1,3 miliardi. Infatti, tali crediti risultano coperti per il 46%, ma stando alle performance passate dovrebbero valere poco più di un quinto del loro prezzo a libro. La differenza sarebbe per l’appunto una perdita da iscrivere a bilancio.

Aumento capitale MPS, costo maxi per gli italiani

E ci sono i rischi legali, che anche dopo l’accordo transattivo con la Fondazione MPS ammontano ancora a 6 miliardi, di cui 2,2 miliardi legati a liti con i soci e coperti per il 45%. A conti fatti, il “petitum” non coperto arriverebbe a un massimo di 5 miliardi. Infine, gli esuberi. Ne sono previsti 4.000, un quinto dell’intera forza lavoro. Il costo per il solo primo anno sarebbe di 950 milioni. Mettendo assieme queste tre voci, arriviamo a un conto di oltre 7 miliardi, di cui più di 4,5 miliardi a carico dello stato, che con il Tesoro è azionista al 64,2% del capitale.

Questo significa che l’aumento di capitale di MPS ci costerebbe la media di oltre 75 euro a testa, qualcosa come 180 euro a famiglia. E non è il costo complessivo per salvare la banca senese. Nel 2017, lo stato spese 5,4 miliardi tra ricapitalizzazione precauzionale e indennizzi agli obbligazionisti subordinati. Allo stato attuale, rivendendo la banca ai valori di mercato vigenti incasserebbe meno di 650 milioni, registrando una perdita di 4,75 miliardi. E altri 500 milioni di euro dovrà riconoscerli in forma di crediti fiscali o Dta (“Deterred tax assets”) alla banca che comprerà MPS. Il costo totale per il salvataggio lievita così a quasi 10 miliardi, più di 160 euro a testa e quasi 385 euro a famiglia.

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