L’Unione Europea ha comunicato ieri che non rinnoverà i contratti sui vaccini anti-Covid con AstraZeneca e Johnson & Johnson alle rispettive scadenze di fine anno. Invece, saranno rinnovati solo quelli con Pfizer e Moderna, cioè le case farmaceutiche entrambe americane che usano la tecnologia dell’mRNA messaggero.

I vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson, invece, sono a vettore virale. E sono finiti tutti e due nell’occhio del ciclone per presunte correlazioni tra decessi avvenuti a causa di trombosi e somministrazioni delle dosi.

Il caso più eclatante sta riguardando proprio Johnson & Johnson, che prima ancora di arrivare in Europa è stato l’altro ieri sospeso negli USA, dove le autorità hanno registrato casi fatali di trombosi su giovani donne dopo la somministrazione del relativo vaccino.

Vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson, dubbi e paure diffusi

Sui vaccini AstraZeneca, invece, è stata l’Unione Europea a pasticciare con una comunicazione a dir poco grottesca. Inizialmente, la somministrazione era stata consigliata dall’EMA fino ai 55 anni di età. Dopo pochi giorni dall’autorizzazione, gli studi confermarono che sarebbe stato somministrabile fino ai 65 anni. Dopodiché la somministrazione è stata sospesa per approfondire il presunto nesso con casi di trombosi e dopo essere stata reintrodotta, l’età suggerita è stata differenziata di stato in stato. Se in Italia, ad esempio, ci si concentrerà sugli over 60, così come in Germania e Spagna (sugli over 55 in Francia), nel Regno Unito è escluso il trattamento sotto i 30 anni.

Fatto sta che le prenotazioni per i vaccini AstraZeneca sono precipitate in tutta Italia, con punte dell’80% in Sicilia. Il caso Johnson & Johnson rischia di aggravare i ritardi nella campagna vaccinale dell’Unione Europea, dato che non farà che aumentare i dubbi e le paure già diffusi tra i cittadini. E non è un caso che, sempre ieri, l’Unione Europea abbia annunciato 50 milioni di dosi Pfizer in più per il secondo trimestre.

All’Italia spetterebbero così sulle 7 milioni di dosi in più. Il segnale inviato (involontariamente?) ai cittadini sembra il seguente: poiché AstraZeneca e Johnson & Johnson sarebbero nocivi o la gente li percepisce come tali, punteremo sugli altri. La fiducia verso la campagna vaccinale ne esce praticamente distrutta.

I ritardi nelle vaccinazioni pesano sulla ripresa

Parliamoci chiaramente, il danno è fatto. I vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson incidono per oltre un terzo delle dosi totali che dovrebbero arrivarci entro l’anno. Rimpiazzarli con maggiori dosi di Pfizer, Moderna e le altre case farmaceutiche che eventualmente otterranno l’autorizzazione dell’EMA non sarà un’operazione semplice. La ripresa economica nell’Unione Europea è stata intaccata per questa prima metà del 2021 e adesso la speranza sta nell’agganciarla almeno dal terzo trimestre. Questo implicherebbe riaprire le attività in tempo per la stagione turistica, che si annunciano sottotono per il secondo anno consecutivo.

Ma considerando che tra i vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson sarebbero in gioco più di 63 milioni di dosi solamente per l’Italia, l’annuncio di ieri di Bruxelles su Pfizer incide per poco più di un decimo delle dosi oggetto di strali da parte dei cittadini sempre più disorientati. Attenzione, questo non giustifica l’allarmismo generale. D’altra parte, resta ormai ben poco da fare per alleviarlo dopo le comunicazioni incoerenti dei governi e delle stesse autorità del farmaco. La Commissione UE cerca di correggere il tiro, ma la sfortuna si accanisce contro il Vecchio Continente. Al netto delle responsabilità in fase contrattuale e di approvvigionamento, infatti, nessuno si sarebbe potuto aspettare esiti di questo genere persino su Johnson & Johnson, prima ancora che ci venissero consegnate le prime dosi.

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