A marzo, prendendo atto dell’insostenibilità del prezzo del carburante per le famiglie, il governo italiano varò il taglio delle accise per 25 centesimi al litro su benzina e diesel e 8,5 centesimi sul GPL. Considerata anche la minore IVA versata, si è tradotto in una riduzione del prezzo della benzina di 30,5 centesimi al litro. Poco prima che tale sollievo arrivasse, i prezzi alla pompa erano arrivati a schizzare fino a 2,40 euro. Le quotazioni internazionali del petrolio stavano, infatti, sopra 120 dollari al barile e il cambio euro-dollaro scendeva sotto la soglia di 1,10.

Il taglio delle accise sarebbe dovuto durare un solo mese, cioè scadere a fine aprile. Il governo, però, lo ha esteso inizialmente di un’altra settimana e dopodiché fino al prossimo 8 luglio.

Inizia a svanire il taglio delle accise

Negli ultimi giorni, però, i prezzi alla pompa sono tornati a salire. Un litro di benzina in modalità self service ha sfondato nuovamente quota 1,90. Per la diesel, siamo mediamente su 7-8 centesimi in meno. Se passiamo alla modalità servito, la soglia dei 2 euro è stata già superata. Cosa accadrà quando il taglio delle accise non sarà più in vigore. Con questi numeri, ci porteremmo immediatamente a un prezzo della benzina sopra 2,20 euro. E già così sarebbero dolori.

In realtà, le cose per gli automobilisti italiani potrebbero andare peggio nel pieno delle vacanze estive. L’Unione Europea avrebbe trovato un accordo per imporre l’embargo sul petrolio russo. Una misura che consentirebbe solamente le consegne via terra, così da evitare una crisi energetica a paesi senza accesso al mare come Ungheria e Bulgaria. La misura sta già surriscaldando le quotazioni del greggio sui mercati. Il Brent si è portato a 120 dollari al barile.

Per fortuna, almeno il cambio euro-dollaro si è allontanato dalla parità nelle ultime sedute. E ciò lenisce, pur molto parzialmente, i rincari di queste sedute.

Sta di fatto che gli analisti temono che, tra fine dei lockdown cinesi, inizio della stagione estiva (“driving season”) e tensioni geopolitiche legate all’embargo occidentale contro la Russia, il prezzo del petrolio potrebbe schizzare verso 150 dollari, se non portarsi a 200 dollari.

Rischio benzina a 2,50 euro al litro

Sta di fatto che se ciò accadesse, non avremmo più a che fare con un prezzo della benzina di 2 o 2,20 euro al litro come l’avevamo lasciato prima del taglio delle accise. Si porterebbe a 2,50 euro al litro. Sarebbe un incubo per gli automobilisti, più in generale per le famiglie. Costerebbe tutto molto di più, dai prodotti trasportati su gomma (generi alimentari, in primis) al biglietto aereo per spostarsi dentro e fuori l’Italia. L’inflazione tornerebbe a galoppare e il potere d’acquisto a sprofondare.

Rinnovare il taglio delle accise costerebbe parecchio. Siamo nell’ordine di 1 miliardo al mese. Il governo potrà continuare ad attingere all’extra-gettito IVA alimentato proprio dal boom dei prezzi al consumo. Ma ci sono i conti pubblici da tenere d’occhio tra spread tornato a 200 punti e Commissione europea sempre meno tollerante sui nuovi “buchi” di bilancio. Rischiamo un’estate caldissima. E non potremmo accendere neppure il condizionatore più di tanto.

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