Qualche giorno fa, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha lanciato una proposta apparentemente choc: prolungare le vacanze di Natale a scuola di 20-30 giorni, al fine di frenare i contagi. Il governo non solo non l’ha raccolta, ma ha voluto ribadire che le lezioni riprenderanno lunedì 10. Ma un altro governatore si è associato alla richiesta arrivata da Napoli: il veneto Luca Zaia.

Partiamo dai dati. A causa del dilagare della variante Omicron, i contagi da Covid sono saliti ormai a una media giornaliera sopra 100.000.

Secondo i virologi, il picco sarà raggiunto alla fine di gennaio. Questo significa che per tutto il mese corrente dovremmo attenderci dati pessimi, pur se le morti fortunatamente non starebbero seguendo lo stesso trend, restando sotto quota 150 al giorno.

L’idea di prolungare le vacanze a scuola di 20-30 giorni comporta certamente numerosi disagi a carico dei genitori che lavorano. Tuttavia, le alternative appaiono peggiori. Per evitare la chiusura delle classi, il governo vorrebbe imporre la didattica a distanza ai soli non vaccinati nel caso si registrassero tra gli studenti casi positivi. Sarebbe il caos. Anzitutto, al ritmo di 100.000 contagi al giorno, che stanno colpendo in larga parte i giovanissimi, saranno numerosi bambini e ragazzini costretti ad assentarsi per malattia.

Vacanze a scuola più lunghe a Natale e corte in estate

Secondariamente, escludere dalle lezioni in presenza i non vaccinati richiederebbe un’organizzazione complessa. Un insegnante si troverebbe a fare lezione con alcuni alunni in classe, altri collegati da remoto e altri ancora possibilmente assenti perché contagiati. Ha senso una stupidaggine del genere? Non a caso, De Luca stesso ha ostentato contrarietà a tale soluzione, giudicandola “odiosa”.

La scuola è stata di certo sacrificata con la pandemia. La didattica a distanza è stata un successo durante l’emergenza, ma alla lunga crea problemi di apprendimento e di socializzazione tra gli scolari.

Evitarla il più possibile sarebbe un fatto positivo. Ma peggio di essa vi è la finzione di fare scuola. Sospendere le lezioni per tutto gennaio non sarebbe così eclatante, se la durata dell’anno scolastico fosse prolungata a giugno per recuperare i giorni perduti. Non mancherebbero neppure in quel caso problemi, tra esami di maturità da spostare in piena estate, aule infuocate per il caldo e vacanze rinviate da famiglie e insegnanti con contraccolpi per il turismo, comparto già in grosso affanno con il Covid.

Ad ogni modo, allungare le vacanze a scuola per tutto gennaio e fare lezione fino a fine giugno non sarebbe sacrilegio. Comporta un sacrificio del tutto sopportabile, sebbene si scontri con certi tabù irremovibili nella società italiana: la sacralità dei 90 giorni di vacanze estive. Un tema impopolare tra gli insegnanti, specie in un anno pre-elettorale. Ma almeno così si avrebbe la ragionevole certezza di tempi certi per le lezioni. I ragazzi non perderebbero giornate ad apprendere da casa o a stare in quarantena perché il vicino di banca è risultato positivo. E i contagi non accelererebbero la corsa nelle prossime settimane. La mobilità legata alla scuola è altissima in Italia e coinvolge una persona su cinque tra studenti, genitori, insegnanti e personale non docente. La riapertura delle scuole post-natalizia rischia di fare esplodere i contagi ulteriormente e a livelli poco gestibili tra assenze per malattie e quarantena per i contatti stretti. Davvero rischia di avere ragione il virologo Matteo Bassetti: entro fine mese, dieci milioni di persone potrebbero doversi astenere dal lavoro.

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