E’ stata una seduta particolarmente positiva quella di ieri per il titolo Monte Paschi di Siena, salito a 2,56 euro. Nel pomeriggio, il rialzo è stato del 4,2% dopo che la Procura generale ha chiesto alla Corte di Cassazione di non procedere per “inammissibilità” contro l’assoluzione di Giuseppe Mussari, Antonio Vigni e altri ex dirigenti della banca toscana. I due sono stati rispettivamente presidente e direttore generale di Rocca Salimbeni. Sono stati accusati di avere manipolato i bilanci sui derivati Alexandria e Santorini, i quali finirono per devastare i conti dell’istituto fino all’inevitabile epilogo.

Qual è stato il motivo di tanta euforia in borsa per il titolo Monte Paschi? La conferma dell’assoluzione a carico degli ex dirigenti, effettivamente giunta in serata, farebbe venire meno le richieste di risarcimento avanzate dagli investitori nei confronti della banca senese. E si tratterebbe di smaltire di qualche miliardo il “petitum” che grava come una spada di Damocle sul futuro di Rocca Salimbeni, rendendone poco appetibile la cessione da parte del Tesoro. Questi detiene ancora il 64,3% del capitale e in queste settimane ha avviato l’iter per vendere una partecipazione presumibilmente non superiore al 10%.

Vicende giudiziarie non finite

Tuttavia, sarebbe opportuno andare con i piedi di piombo sulla questione. L’assoluzione non è detto che comporti automaticamente la decadenza delle richieste risarcitorie. Non la pensano affatto così i piccoli azionisti, che ritengono di essere stati “ingannati” dalla banca ad investire nelle ricapitalizzazioni, a fronte di bilanci manipolati. E le vicissitudini giudiziarie non sono finite. Giorno 27 è attesa la sentenza di appello a carico di Fabrizio Viola e Alessandro Profumo, rispettivamente ex amministratore delegato e presidente della banca e responsabili della gestione tra il 2012 e il 2016.

Le previsioni parlano di un esito in accordo con la sentenza della Cassazione di ieri, ma anche in questo caso le sorprese non possono essere escluse.

Dopodiché, più il titolo Monte Paschi sale e meglio è per il contribuente. Ciò accresce il valore di borsa della banca di cui tutti noi contribuenti siamo azionisti per quasi i due terzi del capitale. Ma è bene che ci ricordiamo degli ordini di grandezza in gioco. Con la nazionalizzazione del 2017, lo stato italiano spese 5,4 miliardi, compresa la quota destinata alla salvaguardia delle obbligazioni subordinate in mano alle famiglie.

Titolo Monte Paschi su, ma contribuenti sempre in perdita

L’anno scorso, la ricapitalizzazione da 2,5 miliardi costò al Tesoro altri 1,6 miliardi. In tutto, quindi, il salvataggio ci è costato 7 miliardi. Ai valori di mercato odierni del titolo Monte Paschi, l’intero capitale vale sui 3,25 miliardi, di cui 2 miliardi scarsi la quota in mano al Tesoro. Ammesso che il governo riuscisse a rivendere l’intera partecipazione senza un solo centesimo di sconto (scenario assai improbabile), perderemmo comunque sui 5 miliardi. Certo, l’alternativa sarebbe di attendere chissà ancora per quanti anni che il titolo Monte Paschi salga fino a rischiare di non prendere molto più di oggi.

Affinché la privatizzazione fosse un pieno successo per gli italiani, servirebbe che il titolo Monte Paschi salisse in area 8,60 euro, cioè che la capitalizzazione complessiva sfiorasse gli 11 miliardi. Inutile dirvi che siamo alla fanta-finanza, almeno stando a tutti gli scenari ad oggi immaginabili. Insomma, felici sì che Siena reagisca bene in borsa ad ogni notizia utile, ma non facciamoci troppe illusioni sull’esito finale dell’operazione.

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