La Banca Centrale Europea (BCE) continuerà ad alzare i tassi d’interesse e probabilmente al board del 15 dicembre lo farà per altri 50 punti base o 0,50%. Significa che presterà alle banche commerciali dell’Eurozona denaro a tassi del 2,50%, in rialzo dal 2% fissato ad ottobre. A cascata, tutta la struttura dei tassi sul mercato salirà. Ma, se nei mesi passati fino alla metà di ottobre osservavamo un trend comune per Euribor e IRS, da diverse settimane non è più così. I primi continuano a salire, mentre i secondi scendono.

A molti di voi questi termini non diranno nulla. Invece, i titolari di mutuo dovrebbero conoscerli. L’Euribor è il tasso a cui sono agganciati perlopiù i mutui a tasso variabile. Ne esistono diversi, a seconda delle scadenze. Queste possono arrivare a un massimo di 12 mesi. IRS o Eurirs sono i tassi a cui si agganciano i mutui a tasso fisso. Partono da 1 anno e arrivano fino ai 50 anni. Ma quelli di maggiore rilevanza per il mercato del credito si collocano tra 10 e 30 anni.

All’inizio di quest’anno, l’Euribor a 3 mesi era al -0,57%. Questa settimana, ha toccato il 2%. Capite benissimo che si tratti di un rialzo impressionante per un periodo così breve. In effetti, bisogna tornare al 2009 per trovare un livello così alto. Per contro, l’IRS a 10 anni è passato dal 3,37% a cui era arrivato a ottobre al 2,56%. L’IRS a 20 anni nello stesso arco di tempo è sceso dal 3,20% al 2,34%. E l’IRS a 25 anni dal 2,94% al 2,12%.

Euribor su fino a dove?

Possiamo notare due cose: man mano che le scadenze si allungano, la curva dei tassi s’inverte. E tutta la struttura dei tassi a lungo termine volge al ribasso da un paio di mesi. Cosa significa e quale impatto ha tutto ciò sul mercato del credito? L’Euribor è un tasso a breve termine che risente delle condizioni monetarie.

Se la BCE alza i tassi, non può che aumentare. L’IRS è un tasso a lungo termine e dipende essenzialmente dalle aspettative d’inflazione. Quest’anno, esse si sono “surriscaldate” per via dell’indice dei prezzi al consumo in netta risalita dopo anni di forte stabilità. Ciò ha spinto all’insù anche l’IRS.

Tuttavia, ora che la BCE sta agendo seriamente per tendere al più presto alla stabilità dei prezzi, le aspettative d’inflazione per il medio-lungo termine stanno rimanendo ancorate al target del 2%. E ciò porta l’IRS a ripiegare. Il trend si spiegherebbe anche con la previsione di un’economia meno vivace nell’Area Euro, proprio a seguito del rialzo dei tassi da un lato e dell’impatto della crisi energetica dall’altro.

Le conseguenze per il mercato del credito non appaiono neutrali. Un Euribor ancora all’insù e un IRS giù spingono le famiglie ad optare in misura crescente per i mutui a tasso fisso. D’altronde, sono ormai in poche a scegliere l’opzione a tasso variabile in una fase come questa. Monitorando i futures sull’Euribor a 3 mesi, scopriamo che il mercato prevede che i tassi BCE saliranno fino al 3% entro la metà dell’anno prossimo. Dunque, l’Euribor tenderebbe a quel livello. Solo sorprese verso l’alto o in basso ne faranno deviare il corso. Così come l’IRS potrebbe tornare a salire nel caso in cui il mercato scontasse per il medio-lungo termine un’inflazione persistente e più alta di quella attesa ad oggi.

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